Trapani, Mohamed: "Mi hanno mozzato un dito, ma no i sogni"
C'e' Mohamed, giovanissimo, appena diciassettenne. Anche lui finito nell'inferno libico. Vi e' piombato dentro tre anni fa e subito sono state minacce e botte. Derubato e rapito, sono arrivati persino a mozzargli un dito per darli "una lezione da non dimenticare". Ma "sogno ancora di cambiare la mia vita e quella della mia famiglia". E' una delle storie degli sbarcati di Trapani, della nave 'Diciotti' della Guardia costiera. In 67 hanno toccato terra dopo una odissea in mare durata cinque giorni. A un passo dal loro sogno, hanno dovuto attendere otto ore prima di lasciarsi alle spalle, ieri dopo le 23, il molo Ronciglio. Egiziano, senza padre da quando aveva 9 anni, Mohamed e' venuto in italia per aiutare la sua mamma e le sue sorelle, come ha raccontato agli operatori di Intersos. Ecco perche' era terrorizzato, come i suoi compagni di viaggio, quando una volta soccorso dal mercantile Vos Thalassa, temeva di essere consegnato ai libici. La mediatrice culturale dell'organizzazione, Sahar Ibhraim, racconta anche di Amal, marocchina che ha vissuto in Libia, in fuga dal marito che la opprimeva e pestava. Riferisce delle violenze e degli abusi subiti in quel Paese. Qualcuno ha abusato di lei, prima di arrivare in Italia. Tutte storie di paura e tanti, come hanno raccontato a Intersos, avrebbero preferito gettarsi in mare piuttosto che tornare indietro. "Ora - dice Amal - voglio cambiare vita. L'Italia mi aiutera' a farlo?".