Spettacoli classici con un po' di cinema e tv e un rimpianto al passato
Con la replica de “Le Rane” di Aristofane avvenuto ieri, volge al termine il cinquantaquattresimo Festival al Teatro greco di Siracusa promosso dalla Fondazione Inda, che chiuderà ufficialmente il 19 luglio con la messa in scena di “Palamede” di e con Alessandro Baricco e Valeria Solarino. Un ritorno definito “trionfale” per lo spettacolo diretto da Giorgio Barberio Corsetti interpretato dai due attori comici Salvo Ficarra e Valentino Picone interpreti rispettivamente di Dioniso e Santia, con le musiche dei SeiOttavi ma che ha registrato, ieri, ampi spazi del teatro desolatamente vuoti. Una stagione che conclude la fase della direzione artistica di Roberto Andò e che, in attesa del nome del nuovo Soprintendente, vede un consiglio di amministrazione formato da vecchi e nuovi nomi. Siamo certi che si registrerà un ulteriore record di incassi ma è bene precisare gli spettacoli hanno avuto la durata oltre tre mesi e la disponibilità di un maggiore numero di posti a sedere, in virtù della copertura con finti gradini costruiti da legno rivestito da una pellicola in plastica serigrafata, che ha sfruttato le aree a prato del monumento simbolo di Siracusa. Questo la Fondazione, acronimo di Istituto Nazionale del Dramma Antico, non lo dirà. Con buona pace dei turisti che lamentano la mancata visione della cavea e con l’impressione di avere davanti agli occhi un falso degno di Las Vegas, il Dramma Antico anche quest’anno persegue un indirizzo, una svolta, che ha l’impressione di essere ruffiana, strizzando l’occhio al cinema e alla televisione. È vero, abbiamo ammirato e ci siamo nutriti di lirismo e teatro puro in ”Edipo a Colono” di Kokkos, abbiamo ammirato l’originalità e la sperimentazione, forse in parte forzata o censurata, dell’”Eracle” di Emma Dante, con alcuni interpreti, ammettiamolo, non all’altezza della cavea siracusana, ma “I Cavalieri” di Giampiero Solari e la replica di “Rane” come la scelta di un cast e, per Cavalieri, di un regista famoso essenzialmente per le produzioni televisive, sembra voluta più per attirare pubblico che per “promuovere la cultura classica”. Bravissimo Solari che ha reso malleabile e gradevole una commedia quale “I Cavalieri” che non era stata mai recitata a Siracusa (e ci sarà stato un perché), ma è stata la scelta giusta? È stato sold out come lo scorso anno? Dalla decisione di aumentare il numero delle giornate a prezzo ridotto e dagli spazi bui notati in molti giorni in teatro, parrebbe di no. Semplicemente teatro, quindi, o “semplicemente salsicce” come nelle parole di Paflagone/Panoffino ne” I Cavalieri”? Il pubblico lamenta lo smembramento nelle produzioni e rimpiange i tempi in cui in tre giorni si aveva la possibilità di assistere ai tre spettacoli, ma, si sa, è costoso mantenere tre compagnie in un unico periodo. Perde, quindi, lo spettatore, vince il business, perde il teatro, vincono, forse, il cinema e la televisione ma, in questa gestione che oscilla tra internazionalità e provincialismo, vincono, orgoglio per Siracusa, gli artigiani della sartoria e delle costruzioni sceniche. E l’incoronazione va soprattutto ai giovani attori della scuola di Arte Drammatica “Giusto Monaco” che con il loro lavoro, con le fatiche a cui sono stati sottoposti, portano in alto il nome dell’Istituto. Il prossimo anno un nuovo tema, anzi un concept, come lo definisce la Fondazione, ampio e foriero di idee e approfondimenti. “Donne contro la guerra”. La speranza è che si abbia la possibilità di essere spettatori di un Ciclo di Rappresentazioni Classiche e se Festival la città vuole, ridateci l’Ortigia Festival. (foto Maria Pia Ballarino)
Anita Crispino