Medici: tra fuga ed "estinzione" in 5 anni saranno 12mila in meno
Nei prossimi 5 anni i medici italiani del servizio pubblico potrebbero essere "in via di estinzione", tra pensionamenti di massa e fughe dal pubblico: si prevede che da qui al 2022 avremo 11.800 camici bianchi in meno, anche a causa del fatto che il 35% di loro lascia il lavoro prima dei sopraggiunti limiti di eta'. O perche' si prepensiona o per andare nel privato. Mentre in entrata uno specializzando su quattro non opta per il servizio pubblico. E' quanto emerge dal rapporto sul fabbisogno medico in Asl e ospedali elaborato dal Laboratorio Fiaso sulle politiche del personale e presentato oggi in occasione dell'Assemblea annuale della Federazione delle aziende sanitarie pubbliche. Il quadro e' desolante: in base a queste proiezioni nei prossimi anni i medici dei servizi sanitari di base si estingueranno, mentre gli igienisti si ridurranno del 93% e i patologi clinici dell'81. Internisti, chirurghi, psichiatri, nefrologi e riabilitatori si ridurranno a loro volta di oltre la meta', anche se il maggior numero di cessazioni dal lavoro in termini assoluti si avra' tra gli anestesisti, che lasceranno in 4.715 da qui al 2025.
"Le uscite anticipate dei medici dal servizio pubblico hanno varie ragioni, come la paura dell'innovazione organizzativa e tecnologica e di veder cambiare in peggio le regole del pensionamento, oppure - spiega il Presidente Fiaso, Francesco Ripa di Meana - il dimezzamento necessario dei posti di 'Primario', che ha finito per demotivare tanti medici a proseguire una carriera oramai senza piu' sbocchi".
Il primo dato a saltare all'occhio e' il primato italiano di anzianita' dei nostri medici, che nel 51,5% dei casi hanno superato i 55 anni di eta', contro il 10% del Regno Unito, il 20% o poco piu' di Olanda e Spagna, mentre Francia e Germania si collocano al secondo e terzo posto ma con percentuali di medici con i capelli bianchi del 40 circa per cento. Questo perche' ai molti che hanno via via abbandonato i loro posti per sopraggiunti limiti di eta' o per altre ragioni non hanno fatto seguito che poche assunzioni a causa dei reiterati blocchi del turn over. La proiezione nazionale dei dati del campione dice che dal 2012 al 2017 24.651 dirigenti medici hanno lasciato il servizio. Una media di circa 4.100 cessazioni l'anno. Che hanno generato il progressivo invecchiamento della popolazione medica, tant'e' che se del campione solo nel 2012 erano in 422 a spegnere le 65 candeline che spesso coincidono con la pensione, lo scorso anno la platea dei potenziali pensionandi era salita a quota 2.087. E il trend e' in costante crescita.
Calcolando il coefficiente medio di cessazioni, relativo al triennio 2015-2017, le proiezioni Fiaso da qui al 2025 dicono che complessivamente 40.253 medici compiranno i 65 anni mediamente buoni per il pensionamento ma le cessazioni saranno molte di piu': 54.380. In pratica il 35% dei medici, uno su tre, lascia il servizio sanitario pubblico per motivi diversi dai sopraggiunti limiti di eta'. Dalle informazioni raccolte tra le Aziende che hanno partecipato all'indagine la prima causa e' da ricercare nei pre-pensionamenti, mentre uno su cinque avrebbe optato per il privato.
Resta il fatto che se il numero dei medici sessantacinquenni rappresenta oggi il 13% del totale da qui al 2023 la percentuale e' destinata a raddoppiare, passando al 28%.
Ma la soluzione del problema non sembra tanto, come da piu' parti auspicato, nell'ampliare il numero di accessi alle scuole di specializzazione. A ben vedere infatti i giovani laureati in medicina coprono infatti gia' oggi a malapena i posti messi a disposizione per le specializzazioni se a questi si aggiungono i circa mille per la formazione dei medici di medicina generale. E abbattendo il numero chiuso nelle Facolta' di medicina bisognerebbe attendere 9-10 anni per vederne gli effetti in termini di reali disponibilita' in organico.
"Posto che l'aumento dei posti disponibili nelle scuole di specializzazione non avrebbe effetti nei prossini anni e non sarebbe in ogni caso efficace per carenza di laureati in medicina da inserire, il tema e' a questo punto ragionare sul miglior utilizzo delle competenze professionali attuali", spiega Ripa di Meana, anticipando il lungo elenco di proposte avanzate da Fiaso al termine dell'indagine. Tra queste lo sviluppo dei reparti basati sull'intensita' di cura e complessita' assistenziale per la gestione di cronici e post-acuti; l'investimento in nuove figure professionali che arricchiscano il middle management come l'ingegnere gestionale o biomedico; il pieno coinvolgimento dei medici di medicina generale nel sistema di continuita' assistenziale; contratti ad hoc per i medici che prolunghino l'attivita' fino a 70 anni, prevedendo il superamento del limite contributivo di 40 anni; la definizione di una lista di attivita' che potrebbero essere svolte dal medico in formazione specialistica.