Palermo, presunto boss tratta: "Torturato, ma non sono il generale"
"Mi chiamo Medhanie Tesfamarian Behre, fino al 2014 ho vissuto ad Asmara, in Eritrea, con mia madre. Non sono sposato, non ho figli. Ho fatto il falegname e l'idraulico. Non conosco Mered Medhanie Yedhego ne' l'ho mai visto". Parla davanti alla seconda Corte d'assise di Palermo, presieduta da Alfredo Montalto, l'imputato accusato di essere Mered Medhanie Yedhego, detto il 'Generale', uno dei capi di una spregiudicata e potente organizzazione transnazionale dedita al traffico di migranti. E' detenuto da due anni a Palermo, dopo essere stato arrestato in Sudan ed estradato in Italia, su mandato della procura di Palermo. L'imputato, che parla solo il tigrino, risponde alle domande del suo legale, Michele Calantropo, che fin da subito ha sostenuto il clamoroso errore di persona: dietro le sbarre ci sarebbe solo un falegname eritreo, Medhanie Tesfamarian Behre, rifugiato politico. Per l'accusa, invece, sarebbe lui il 'Generale'.
"Il giorno del mio arresto in Sudan - ha raccontato - sono stato torturato e hanno continuato per tanti giorni. Non ho mai avuto un avvocato difensore. Dopo l'arresto la polizia sudanese mi ha riportato nella casa dove stavo, mi ha lasciato fuori e ha perquisito e sequestrato alcune cose. Ma io non ho visto e non c'era un avvocato. Poi ho preso solo botte". Al suo arresto si e' arrivati, il 24 maggio 2016, grazie ad una fitta collaborazione tra la procura di Palermo e la Nacional Crime Agency britannica che ha 'localizzato' la sua utenza telefonica, a Karthoum, in Sudan, il 23 maggio 2016. "Ma io non ho mai aiutato nessuno a venire in Italia - ha detto l'imputato, rispondendo alle domande del pm Calogero Ferrara - e il giorno del mio arresto non ho fatto telefonate". L'imputato ha inoltre dichiarato che i documenti mostrati oggi dal pm (sequestrati in Sudan e consegnati alla polizia italiana), non sono i suoi: "Non li ho mai visti". Ma proprio sulle telefonate - fatte da Kartoum verso la Libia il 23 maggio 2016 - poiche', secondo il pm l'imputato le avrebbe confermate in sede di interrogatorio davanti al gip, mentre la difesa ha spiegato che vi era stata un trascrizione poi rivista con perizia dal gip Geraci, la Corte ha disposto l'acquisizione degli interrogatori fatti durante le indagini preliminari incaricando un perito di lingua tigrina di procedere alla trascrizione. Il processo e' stato rinviato al 17 luglio.