Uccise Laura a Canicattini, la Difesa vuole far passare l'assassino per pazzo
Fu uccisa e gettata in un pozzo lo scorso 17 marzo. Non c'è pace neppure dopo la morte per Laura Petrolito, la giovane mamma di Canicattini, massacrata a coltellate dal suo fidanzato, che avrebbe tentato pure di fare sparire il corpo dopo il delitto. Per il femminicidio di Canicattini Bagni, paese collinare a una ventina di chilometri da Siracusa, i carabinieri presero 12 ore dopo il fidanzato della ragazza, Paolo Cugno, 27 anni, detenuto dallo scorso 18 febbraio nel carcere siracusano di Cavadonna. C'è stato un braccio di ferro tra la Procura e la difesa sulla perizia psichiatrica all'indagato. I pm si erano detti contrari, affermando che Cugno avrebbe agito con lucidità. Poi l'intervento del giudice delle indagini preliminari, Andrea Migneco, che avrebbe detto sì alla perizia di parte chiesta dal difensore del presunto assassino. «Direi che sono gravi problemi psichici - svela al Giornale di Sicilia il legale, Giambattista Rizza – , del resto la perizia è abbastanza esplicita. Ho sempre detto che la pubblica accusa, non autorizzando la perizia in carcere, poi disposta per decisione del gip, temeva la perizia di parte. Abbiamo prodotto una documentazione che dimostra come Cugno ha subito un trattamento sanitario obbligatorio». La strategia della difesa punta decisamente a dimostrare che l’operaio di 27 anni soffre di problemi di natura nervosa, per cui quell’aggressione in campagna, tra Noto e Canicattini, culminata con la morte della ragazza, madre di due figlia, sarebbe stata portata a termine da una persona sostanzialmente malata". Un elemento che potrebbe cambiare il corso della vicenda giudiziaria mentre per la Procura di Siracusa, rappresentata da Francesco Paolo Giordano e Marco Dragonetti, titolari del fascicolo di inchiesta, il ragazzo avrebbe agito con lucidità, insomma sarebbe stato capace di intendere e di volere. La famiglia di Laura Petrolito è, invece, chiusa nel suo dolore, il padre continua ad affermare che non intende perdonare il "mostro", così lo ha definito che gli ha portato via la figlia. Che è stata ammazzata, secondo quanto emerge nell’autopsia del medico legale, da 16 coltellate. I primi fendenti sarebbero stati inflitti all’altezza della schiena: un particolare che farebbe pensare ad un’aggressione improvvisa da parte del compagno. Insomma, l’avrebbe colpita alle spalle, poi una volta finita a terra il presunto assassino si sarebbe scagliato con violenza e ferocia, condannando alla morte la ventenne nonché madre di suo figlio. Sul corpo, secondo una prima ricostruzione tuttora al vaglio degli inquirenti, non sarebbero stati notati segni di colluttazione. Laura non sarebbe riuscita neppure a difendersi.