Pizzo su Fiumara d'arte, 3 arresti nel Messinese: anche un consigliere
Il consigliere, la 'signorina' e la cartomante. Piu' il nipote di quest'ultima, ritenuto interno all'organizzazione mafiosa. Sono i personaggi principali dell'operazione "Concusso" che ha svelato come la cosca mafiosa di Mistretta (Messina) volesse imporre il 'pizzo' sul recupero delle sculture della 'Fiumara d'arte', parco culturale che ospita opere di molti artisti alle pendici dei monti Nebrodi. Quattordici i provvedimenti cautelari eseguiti dai carabinieri per tentata estorsione in concorso aggravata dal metodo mafioso e trasferimento fraudolento di valori, al termine di un'indagine avviata nel 2015, dal Nucleo Investigativo dei carabinieri di Messina e coordinata dai sostituti procuratori Angelo Cavallo e Vito Di Giorgio. In carcere il consigliere comunale di Mistretta Vincenzo Tamburello, Giuseppe Lo Re, considerato legato al clan, e la zia di questi, Isabella Di Bella, cartomante di Acquedolci. Per gli undici complici l'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. L'inchiesta e' stata avviata nel settembre 2015 quando una coppia di imprenditori edili si e' rivolta ai carabinieri raccontando di essere vittima di un tentativo di estorsione. Gli imprenditori si erano aggiudicati, a seguito di una pronuncia del Tar di Catania conseguente a un ricorso, l'appalto del Comune di Mistretta per i lavori di valorizzazione e fruizione del patrimonio artistico della "Fiumara d'Arte", con un importo a base d'asta di un milione di euro e aggiudicati con un'offerta di 802 mila euro. Ai carabinieri la coppia ha spiegato che era stata avvicinato dal consigliere comunale di Mistretta Vincenzo Tamburello che gli aveva rappresentato che la ditta che aveva ottenuto l'appalto prima del ricorso aveva gia' versato la somma di 50 mila euro ad alcuni individui del luogo, i quali li avevano successivamente restituiti dal momento che erano stata poi estromessi. Pertanto Tamburello ha richiesto di corrispondere la somma di 35 mila euro, da devolvere a una donna indicata come la "signorina" la quale aveva un fratello detenuto (per le cui spese legali sarebbero stati destinati i soldi versati alla donna) e inoltre lo ha invitato ad assumere nei propri cantieri tre operai dei quali gli avrebbe successivamente indicato i nomi e infine lo ha esortato a rifornirsi del conglomerato cementizio presso l'impianto dei fratelli Lamonica, assicurandogli che in questo modo non ci sarebbe stata alcuna richiesta estorsiva ne' danneggiamenti di sorta. La donna citata come la "signorina" e' stata identificata in Maria Rampulla, deceduta nel maggio del 2016, sorella di Pietro (condannato per essere l'artificiere della strage di Capaci e all'epoca dei fatti detenuto) e di Sebastiano, storico capo della cosca di Mistretta, deceduto nel 2010. Gli ulteriori due complici sono stati identificati proprio in Lo Re e nella zia cartomante alla quale, durante le vicende che avevano preceduto l'aggiudicazione dell'appalto, l'imprenditrice si era rivolta per domandare quale sarebbe stata la sorte della controversia. Di Bella, avendo appreso di questa situazione, ha fatto apparire necessario ai coniugi l'intervento del nipote presentato come persona di rispetto e in grado di intervenire in loro favore in relazione all'aggiudicazione dell'appalto ed al contenzioso aperto di fronte al Tar. I due imprenditori hanno accettavano l'aiuto e incontrato Lo Re in uno dei sui Night Club. L'uomo ha riferito ai coniugi che la ditta che precedentemente era stata aggiudicataria aveva comprato l'appalto versando 50 mila euro e che avrebbe attivato un amico per intervenire in loro favore nella gara. I due erano stati successivamente contattati da Tamburello con il quale si sono incontrati nel Comune di Mistretta. Il politico ha confermato la versione fornita da Lo Re. Quando nel settembre 2015 il Tar di Catania ha dato ragione ai due imprenditori, Lo Re, dapprima attraverso Di Bella, e successivamente di persona, ha avanzato ai coniugi la richiesta di denaro e le altre richieste specificando che erano state concordate con la "signorina". I due imprenditori, che attraverso ricerche su internet hanno acquisito notizie sulla caratura criminale degli interlocutori, hanno esposto al consigliere comunale la richiesta ricevuta e questi per nulla sorpreso ha riferito loro di aspettare spiegando che sarebbe stato lui a dare loro le indicazioni in merito al pagamento, con il cio', notano gli inquirenti, "dimostrando quasi una sovraordinazione rispetto a Lo Re. Solo successivamente, molti mesi dopo, quando ormai le indagini avevano in gran parte dipanato la vicenda, gli imprenditori, superati i timori hanno fornito ai carabinieri ulteriori dettagli. Inoltre le indagini avviate, hanno permesso di accertare come Lo Re, attraverso ben 11 complici gestisse di fatto due night club, uno a Torrenova e uno a Nicosia (Enna), un lido balneare nel Comune di Santo Stefano di Camastra e un'attivita' di compravendita di auto usate esercitata principalmente attraverso la vendita on line. Sui suoi beni - ditte commerciali, conti correnti, depositi bancari e 5 auto, per un valore complessivo di oltre 2 milioni di euro - e' scattato il sequestro.