'Ndrangheta, beni per 50 milioni confiscati a imprenditore di Reggio Calabria
Beni del valore di oltre 50 milioni di euro sono stati confiscati da militari del comando provinciale della Guardia di Finanza di Reggio Calabria, su disposizione della locale Corte d'Appello, a Giuseppe Rocco Rechichi, 60 anni, imprenditore reggino ritenuto appartenente alla cosca di 'ndrangheta dei Tegano, La confisca riguarda l'intero patrimonio dell'uomo.
Il provvedimento si fonda sulle risultanze dell'operazione "Astrea", condotta dal Nucleo di Polizia Economico - Finanziaria di Reggio Calabria, conclusa con l'esecuzione di provvedimenti restrittivi nei confronti di 11 presunti affiliati o personaggi contigui alla cosca Tegano, fra i quali lo stessi rechichi, per trasferimento fraudolento di valori aggravato dal metodo mafioso.
L'uomo sarebbe responsabile di una serie di intestazioni fittizie di beni e aziende, infiltradosi con conseguenti condizionamenti gestionali, nella "Multiservizi S.p.a.", societa' a capitale misto partecipata dal Comune di Reggio Calabria. Rechichi, secondo la Corte d'Appello che ha confermato la sentenza emessa a suo carico dal Gup, sarebbe un vero e proprio "braccio economico" del clan, essendo riuscito, grazie anche all'ausilio di liberi professionisti "e probabilmente - si legge nel dispositivo dei magistrati di secondo grado - di centri di potere ancora nell'ombra, a penetrare ed infiltrare persino la Multiservizi S.p.A., societa' mista, costituita dal Comune di Reggio Calabria per la gestione, tra l'altro, della manutenzione ordinaria e straordinaria di beni di proprieta' dell'ente locale. Societa' - si sottolinea - di cui lo stesso Rechichi, sino al momento del suo arresto nell'ambito dell'operazione "Archi", e' stato il reale dominus o comunque soggetto munito al suo interno di sicuro potere decisionale, svolgendo in seno alla stessa le funzioni di "direttore operativo"".
Il Gup, fa rilevare la Corte, rileva che dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Fiume, Ianno', Moio, Fracapane, Lo Giudice, emerge la figura di Rechichi "quale affiliato di un certo spessore all'interno del sodalizio di appartenenza radicato nel quartiere Archi di Reggio Calabria". Nella fase di Appello del processo Rechichi e' stato , condannato come "partecipe qualificato" del clan "stabilmente dedito alla gestione degli affari illeciti della cosca".