Migranti, il sindaco di Lampedusa: "Non più hotspot, attendiamo il governo"
"Il governo che nascera' dovra' spiegare con chiarezza i suoi progetti sui migranti e che destino ha in mente per Lampedusa". Lo chiede il sindaco dell'isola Toto' Martello dopo il recentissimo trasferimento degli ultimi 50 migranti dall'hotspot, a seguito della chiusura provvisoria disposta dal Viminale per consentire i lavori di ristrutturazione della struttura oggetto di ripetuti danneggiamenti e incendi, l'ultimo l'8 marzo. "E' un momento importante - continua Martello - che puo' diventare un'occasione per Lampedusa. Finalmente quest'isola non e' piu' hotspot. Per la prima volta dopo 25 anni Lampedusa e' senza migranti. Ma il nuovo governo cosa vuole fare? Che piani ha per noi?".
A Lampedusa, storicamente terra di sbarchi, non e' un caso che abbiano fatto breccia le ragioni della Lega. Nell'isola, alle ultime Politiche, il partito di Matteo Salvini ha ottenuto un risultato pari a quasi tre volte il dato regionale: un clamoroso 14,64%; il Pd ha incassato appena il 7% e Leu, che voleva schierare il medico Pietro Bartolo, il quale ha poi rinunciato, non e' andato oltre l'1%. Qui la Lega, del resto, ha una tradizione grazie all'attivismo dell'ex senatrice Angela Maraventano, gia' vicesindaco. Forte e' stata la fibrillazione soprattutto per la presenza di tunisini, con i residenti che denunciavano l'aumento dei casi di violenza e criminalita'. Ma ha fatto scalpore anche il suicidio di un giovane migrante, letto dal primo cittadino anche alla luce dell'inadeguatezza della struttura e dei disagi legati alla prolungata permanenza. Il 15 marzo sono stati arrestati quattro i tunisini per l'incendio di una settimana prima e gli investigatori hanno spiegato come fosse noto il loro malessere per la permanenza prolungata nell'hotspot.
Un "cambio di passo" e' stato di recente auspicato anche dal Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della liberta' personale Mauro Palma per il quale gli interventi da realizzare nell'hotspot "non si dovranno limitare a una mera ristrutturazione materiale. Serve soprattutto porre le basi perche' si verifichi un vero cambio di passo sulla tutela dei diritti fondamentali dei cittadini stranieri ospitati nella struttura, a partire dai tempi di permanenza, che devono essere nei limiti, normativamente previsti, delle 48 ore". Sul piano piu' generale "e' ormai tempo che si definisca un quadro di regole chiaro e trasparente su un sistema - quello degli hotspot - la cui natura giuridica rimane dopo anni ancora ambigua e che rischia di configurarsi di fatto come una privazione della liberta' personale senza tutela giurisdizionale".