Stato-mafia, legale Dell'Utri: "Pm incoerenti, non sanno perdere"
Se fosse vera la ricostruzione dell'accusa, e cosi' non e', il dolo in cosa consiste per i carabinieri e per i politici? Bisognerebbe dimostrare che avessero voluto la minaccia nei confronti delle istituzioni. E cosi non e'. Il capo di imputazione contestato a Marcello Dell'Utri e' incoerente perche' tra gli organi politici non rientra il governo che e' un organo costituzionale". Lo ha detto l'avvocato Giuseppe Di Peri, legale di Marcello Dell'Utri, nella sua arringa al processo sulla trattativa tra stato e mafia. Rivolgendosi alla Corte d'assise presieduta da Alfredo Montalto, il legale ha proseguito: "Questo e' un processo nato male e proseguito peggio. I Pm di Palermo, non tutti, hanno un difetto o una debolezza, quella di non sapere perdere e di non accettare le sentenze dei loro colleghi. Cio' perche' Dell'Utri e' stato gia' assolto con sentenza definitiva. Marcello Dell'Utri e' stato assolto, perche' il fatto non sussiste dal reato di concorso esterno di associazione mafiosa per le condotte successive al 1992. Il ne bis in idem lo avevo gia' chiesto in fase di udienza preliminare ma il gup non ha speso una sola parola sulla mia richiesta. Il fatto, la condotta e' cio' che conta: sono gli stessi e qui - ha detto - ancora una volta doveva e deve intervenire il 'ne bis in idem'". Anche i "pentiti", i collaboratori di giustizia, sono al centro dell'arringa dell'avvocato di Dell'Utri: "I collaboratori sono uno strumento importante ma bisogna gestirli in una certa maniera e tutelarli sotto il profilo dell'autenticita' delle dichiarazioni. In Italia i collaboratori sono migliaia e sono 'strumentalizzatori' delle informazioni. Non sono isolati, non soffrono, leggono, si informano. In America i collaboratori sono gestiti dai Marshall, non certo dalle procure, sono poche decine e fin dall'inizio della collaborazione vengono isolati, non vedono i familiari, non guardano tv. E se sgarrano una sola volta sono fuori dal programma di protezione. In Italia invece non gli succede nulla". Cita, l'avvocato, un caso di tre collaboratori (Guglielmino, Di Carlo e Onorato) che erano detenuti nello stesso penitenziario mentre rendevano dichiarazioni ai magistrati di Palermo: "Un fatto gravissimo passato sotto banco. Ma la Cassazione - ha detto - ha pero' annullato un ergastolo per omicidio basato sulle loro dichiarazioni. Annullamento basato sul fatto che e' sufficiente non potere escludere che possano avere condiviso informazioni".