"Giornalisti minacciati: mai soli", oggi l'incontro ad Augusta
L'intervento del presidente nazionale dell'Unci, Alessandro Galimberti, ha concluso l'incontro dibattito sul tema "Giornalisti minacciati: mai soli", organizzato dall'Unci in collaborazione con Assostampa e Ordine regionale dei giornalisti di Sicilia e che si e' svolto in una scuola di Augusta. E' emerso l'aumento di aggressivita' nei confronti dei giornalisti e soprattutto una nuova prateria su cui proliferano le minacce: la rete, terreno spesso incontrollato. Cosa fare per arginare un fenomeno in forte crescita? Il presidente dell'Unione cronisti, Alessandro Galimberti, ha lanciato, con il suo intervento, un chiaro segnale di attenzione verso quei cronisti spesso dimenticati che ogni giorno nell'esercizio della loro professione sono vittime di minacce. "Oggi poi i social network - ha spiegato - forniscono un nuovo arsenale di intimidazione per chi sulla forza bruta e sull'oscurantismo costruisce una forma di controllo delle istituzioni e della realta' sociale. Sostenere battaglie civili dei cronisti e' il primo passo per liberare l'informazione e per garantire un futuro di giustizia e di pace". Una battaglia che Galimberti vuole condurre, accendendo i riflettori sulle province e sui cronisti spesso dimenticati: "Ci sono tanti colleghi minacciati che senza clamore mediatico svolgono con dignita' la loro professione. L'Unci e noi tutti siamo con loro, nelle piazze, sui social, nei consigli comunali, in tutti i luoghi dove un giornalista viene minacciato nell'esercizio della sua professione". Un Cambio di passo e di strategia, dunque, invocato dal presidente Galimberti che ha aggiunto: "Occorre abbandonare la politica dei casi emblematici che sembrano assolvere la coscienza della categoria per scavare piu' a fondo. Le modalita' di utilizzo devono essere modificate soprattutto la' dove c'e' anche una corruzione ambientale. Certe modalita' nell'esercizio della professione sono inaccettabili, perche' vuol dire scendere a regole di ingaggio che fanno parte di un altro mondo, non quelle dei giornalisti. Noi siamo portatori di diritti civili, non di arroganza sociale".