Modica, l'addio a Elena: in chiesa anche il figlio di quattro mesi
Un bambino avvolto in una copertina dai colori vivaci, in braccio ad una donna dal viso segnato da dolore e lacrime. E’ il bimbo di Elena Roccasalva. Precede di qualche minuto l’ingresso in chiesa della bara dove giace il corpo della mamma, vittima dell’incidente di domenica pomeriggio, sulla strada Rosolini-Modica, al termine di una giornata spensierata e gioiosa che Elena aveva trascorso a Siracusa insieme al compagno, Enzo, e al figlioletto. C’è anche lui, quattro mesi appena, protetto da mani amiche – ma non mai come quelle della sua giovane mamma - a dare l’ultimo saluto ad Elena, nella chiesa del Sacro Cuore, a Modica Sorda, in una giornata luminosa di marzo che mal si concilia alla mestizia di un addio. Dietro la bara, i genitori di Elena, il compagno, i familiari, tanti amici. Una processione di dolore e di interrogativi senza risposte. Perché, in questi momenti, è impossibile trovare una giustificazione allo strappo feroce di una morte tanto improvvisa quanto assurda.
Una chiesa stracolma, una bara ai piedi dell’altare e, intorno, un immenso tappeto di fiori variopinti. Forse troppi, come fa rilevare il parroco, don Nunzio Di Stefano, nella sua omelia incentrata sul Vangelo della Croce: morte e resurrezione. E l’invito del prete - ai familiari, ai parenti, agli amici – è quello di apprezzare la vita, come ha fatto Elena che, a soli trent’anni, ha concluso la sua esistenza terrena lasciando in eredità tanti messaggi di gioia e di amore, testimoniati – non a caso – dalla presenza di quel bimbo tra le navate di una chiesa che ha accolto tanta gente in lutto.