Il pizzo sulla fibra ottica, 6 arresti per mafia tra Catania ed Enna
Imponevano il pagamento del pizzo a un imprenditore che sta effettuando i lavori di posa della fibra ottica. La squadra mobile di Enna, in collaborazione con quella di Catania, ha arrestato sei persone nell'ambito dell'operazione denominata Capolinea. In manette sono finiti esponenti della famiglia mafiosa di Enna e dei clan catanesi Santapaola-Ercolano e Cappello-Bonaccorsi, che avrebbero imposto il pagamento del pizzo a un imprenditore ennese che svolgeva lavori nel Siracusano e Catanese e in alcuni quartieri del capoluogo etneo.
Sarebbero stati i referenti della mafia catanese, in accordo con un esponente della famiglia di Enna, a convincere l'imprenditore a sottostare all'estorsione e non sporgere alcuna denuncia. L'estorsione sarebbe proseguita se non fosse stata bloccata dall'arresto degli indagati che avevano già prospettato azioni violente qualora la vittima dell'estorsione non avesse pagato. L'ordinanza d'arresto è stata emessa dal Gip di Caltanissetta, su richiesta del pm Roberto Condorelli.
Sono sei gli indagati raggiunti da ordinanza di custodia cautelare in carcere nell'ambito dell'operazione "Capolinea ", sulle tangenti imposte dalla mafia di Enna e Catania sulla posa della fibra ottica. Si tratta di Calogero Giuseppe Baslamo, detto "Pippo Balsamo", 57 anni di Catania esponente del clan "Cappello"; Salvatore La Delia, 67 anni di Enna indicato come esponete di Cosa nostra di Enna; Eduardo Mazza, 46 anni di Enna; Antonio Salvatore Medda, 52 anni di Enna ma residente a Catania e Angelo Tomaselli, 52 anni di Catania indicati come legati al clan Santapaola - Ercolano; Antonio Privitelli, 34 anni di Caltagirone (CT), residente a Nicolosi, esponente del clan di Enna. Agli indagati e' contestata l'associazione per delinquere di stampo mafioso finalizzata alle estorsioni. Gli indagati avrebbero costretto un imprenditore dell'ennese, che effettuava lavori i lavori di scavo e messa in opera della fibra ottica in sub appalto nei comuni di Noto, Augusta e Palazzolo Acreide, a pagare una tangente di 8 mila euro. Si tratta di episodi risalenti al 2016, mentre lo stesso imprenditore sarebbe stato costretto a pagare la tangente anche per i lavori Catania e Santa Maria di Licodia. In questo caso il pizzo versato sarebbe stato di 600 euro versati lo scorso dicembre. Il blitz e' scattato perche' dalle intercettazioni e' emerso che gli indagati stavano progettando azioni violente contro la vittima che era in forte ritardo con il versamento di quanto pattuito. A fare da tramite con gli esponenti delle cosche etnee sarebbe stato La Delia che collaborava nell'attivita' di lavoro dell'imprenditore vittima di estorsione.