Voleva essere libera, pakistana uccisa dal padre a Recanati
A 19 anni voleva essere piu' libera, affrancarsi un po' dagli usi e costumi della sua terra d'origine, il Pakistan, ma non era cosi' che il padre voleva. E Azka Riaz e' morta, con ogni probabilita' in conseguenza delle lesioni provocatele dalle botte del genitore, un 43enne, di professione muratore. Gli investigatori dell'Arma dei carabinieri sono convinti che l'uomo abbia anche tentato di far passare la morte della ragazza per un incidente stradale: il corpo della giovane e' stato trovato infatti sull'asfalto, in parte investito da una vettura che e' transitata e il cui conducente non ha potuto evitare perche' dall'altra parte arrivava un'altra vettura. Il medico legale intervenuto per una prima ricognizione cadaverica ha rilevato lesioni non apparentemente compatibili con un investimento stradale. E' ipotizzabile che Azka sia morta per emorragia e lasciata li' per terra, in un'assurda lotteria legata a un investimento stradale. E quando il corpo e' stato trovato, il padre era li', a pochi metri di distanza, nella sua auto. Ora e' in carcere, a Montacuto, ad Ancona, in stato di fermo con l'accusa di omicidio preterintenzionale.
Sul suo conto gia' da mesi i carabinieri di Recanati avevano avviato un'attivita' investigativa perche' erano emerse vicende di maltrattamenti. E mercoledi' 28 ci sarebbe stato l'incidente probatorio in Procura a Macerata, con la ragazza chiamata a testimoniare. A quanto apprende e' stato l'intuito del pm di turno insieme all'attivita' dei carabinieri di Recanati e della Compagnia di Civitanova a determinare la svolta: il pm e' infatti lo stesso che sta indagando sulla vicenda di maltrattamenti nella famiglia. Ora sara' il Gip del tribunale di Macerata a convalidare o meno il fermo, ha tempo 96 ore ma e' pensabile che l'interrogatorio di garanzia avvenga prima della scadenza di questo arco di tempo. Domani mattina intanto e' in programma l'autopsia sul corpo della giovane, per sciogliere ogni dubbio sul decesso.
A indurre la Procura a disporre il provvedimento restrittivo cautelare e' stato un insieme di elementi: per l'appunto quell'inchiesta, quindi il pericolo di inquinamento delle prove in caso fosse rimasto libero e il pericolo di fuga, proprio perche' era in arrivo l'appuntamento giudiziario del 28 febbraio. L'inchiesta sui maltrattamenti in casa Riaz e' stata avviata alcuni mesi fa, dopo che un militare dell'Arma di Recanati aveva raccolto testimonianze da una persona molto vicina alla famiglia del pakistano. Il fascicolo era finito al pm e quindi era stato disposto l'incidente probatorio.
Ieri sera il risvolto ancor piu' tragico: intorno alle 20 arriva ala Polizia stradale di Macerata la notizia di un investimento mortale sula provinciale 485, in territorio di Trodica di Morrovalle (Macerata). La pattuglia arriva sul posto, cominciano i rilievi: il conducente della vettura dice di non aver investito una persona che procedeva a piedi ma di aver forse investito in parte un corpo gia' a terra. Gli agenti fanno i primi accertamenti, la vettura dell'uomo in effetti non sembra avere i segni di un investimento classico, di persona cioe' presa in pieno mentre e' in piedi, nessuna traccia sul parabrezza o sul cofano. Arrivano anche i carabinieri. A distanza di pochi metri c'e' il padre della vittima, il quale racconta che era uscito in auto con la figlia ma la vettura aveva avuto un'avaria al motore. L'uomo ha raccontato che la ragazza si era quindi incamminata, mentre lui ha provato - riuscendovi poi - a far ripartire il motore e quindi a fare un giro di prova per poi tornare indietro. Dove dice di aver incrociato la figlia che pero' nel momento in cui attraversava la strada per raggiungerlo veniva investita.
Versione che non ha convinto poliziotti e carabinieri, un po' appunto perche' la vettura presunta investitrice non aveva segni evidenti di cio' e anche perche', come rilevato dai carabinieri, si trattava della stessa persona accusata di maltrattamenti. In piu' c'e' stato il primo verdetto del medico legale, per il quale le lesioni che ad un esame esterno il cadavere presentava non potevano dirsi compatibili con l'investimento di cui sia il padre che il conducente della vettura parlavano. I carabinieri hanno subito contattato il pm di turno, e questa ha disposto il fermo dell'uomo ritenendo che vi fosse invece una stretta correlazione - anche se si deve parlare per ora di omicidio preterintenzionale - tra quell'inchiesta oper maltrattamenti e questo decesso. Il pakistano 43enne e' stato quindi fermato sul posto e poi trasferito in carcere. Resta comunque al vaglio della Polstrada la posizione del conducente della vettura che ha in parte investito la ragazza a terra, un 52enne di Montecosaro: l'autopsia sara' determinante anche per lui, ovvero potrebbe aver investito una persona gia' deceduta o comunque le conseguenze dell'investimento potrebbero non essere state quelle che effettivamente hanno determinato il decesso della 19enne che voleva un futuro diverso per se' in una terra lontana da quella d'origine. Vicenda molto triste, che torna a far ripiombare il Maceratese nel dramma, dopo il caso - ancora tutto da chiarire - della morte di Pamela Mastropietro. Ora c'e' un'altra ragazza, quasi coetanea di Pamela, che ha pagato con la vita il desiderio di liberta'.