Rimosso il presidente del Parco dei Nebrodi, Antoci: la mafia brinda
"Ora sono molti a festeggiare fuori e dentro le carceri". Commenta cosi' Giuseppe Antoci la sua rimozione dalla carica di presidente del Parco dei Nebrodi deciso dal governo della Regione siciliana. L'incarico di Antoci, in sella da circa cinque anni, sarebbe scaduto fra sei mesi. Scampato miracolosamente a un agguato di mafia, messo in atto dai clan dei pascoli che mal sopportavano le scelte che sottraevano al loro controllo, dopo decenni, terreni e affari milionari, il dirigente ha ispirato il 'Protocollo Antoci', divenuto modello e normativa nazionale e che e' stato alla base di centinaia di sequestri. "Ora sono in molti a brindare nelle carceri e fuori", dice con amarezza Antoci, "la criminalita' organizzata, intere famiglie che mi hanno in odio, brindano e oggi io, insieme alla mia famiglia, sono ancora piu' sovraesposto. Dalla politica, da un pezzo importante dello Stato che e' la Regione siciliana, arriva un segnale ben preciso e devastante. Io sono ancora piu' in pericolo ogni volta che esco dalla mia casa blindata. Per me e la mia famiglia e' un momento difficile, ma continuo il mio impegno nelle scuole e tra la gente per la legalita'. Perche' certo non svolgevo il mio incarico per i 700 euro mensili di indennita'". Si chiede Antoci: "Quale interesse ha ispirato un accordo politico cosi' dirompente per certi ambienti? Che fretta c'era? Perche' non aspettare sei mesi? Questo e' un segnale inequivocabile da parte della Regione e bisognava evidentemente darlo il piu' presto possibile. Io oggi brindo per il compleanno di una delle mie tre figlie. Gli altri stanno brindando per ben altro...".