La "cupola" a Siracusa, l'inchiesta si allarga: nel mirino altri due magistrati
Sarebbe stato di circa 100.000 euro in piu' tranche di 2-3.000 euro il 'compenso' versato da Alessandro Ferraro, factotum dell'avvocato esterno di Eni, Pietro Amara, al tecnico petrolifero, Massimo Gaboardi, per avere denunciato nel marzo 2016 il presunto complotto contro l'ad della societa', Claudio Descalzi. Una denuncia che consenti' al pm Giancarlo Longo, arrestato ieri, di aprire l'inchiesta, poi archiviata dal gip di Milano che l'ha ritenuta un bluff. Amara, legale di Eni per i processi in materia ambientale, e' stato arrestato, assieme, tra gli altri, a Ferraro, dai magistrati di Roma e Messina che lo accusano di collusioni col pm siracusano Longo ed e' indagato dalla Procura di Milano nell'inchiesta sul presunto depistaggio delle indagini milanesi sulle presunte tangenti pagate da Eni in Nigeria e Algeria. Nell'estate 2017 il pm Laura Pedio, che, appurata l'inesistenza del complotto aveva iniziato a indagare su chi l'aveva denunciato, ha scoperto che Gaboardi aveva ricevuto da Amara circa 100.000 euro 'tracciabili' attraverso assegni e bonifici. Versamenti di denaro che sarebbero iniziati dal 2014 e, in base agli accertamenti della Guardia di Finanza, sembrerebbero aver subito un'impennata proprio in coincidenza con le dichiarazioni che Gaboardi fece al pm di Siracusa Longo.
Intanto domani nel carcere di Regina Coeli a Roma si svolgeranno gli interrogatori di garanzia dell'avvocato di Augusta Piero Amara e l'imprenditore Fabrizio Centofanti .
L'atto istruttorio, cui prendera' parte il pm Luca Tescaroli, sara' svolto dal gip Daniela Caramico D'Auria che su Roma ha emesso la misura cautelare e da un altro gip che procedera' per rogatoria per conto dell'autorita' giudiziaria siciliana. Amara e Centofanti, stando a quanto si e' appreso, hanno intenzione di rispondere alle domande dei gip e di respingere le accuse. Per quanto riguarda l'avvocato Giuseppe Calafiore, secondo quanto si apprende, dovrebbe costituirni nelle prossime ore.
IL MAGISTRATO INTERROGATO PER 6 ORE
E' durato oltre sei ore l'interrogatorio dell'ex Pm della Procura di Siracusa Giancarlo Longo, arrestato nell'ambito dell'inchiesta condotta dalle procure di Roma e Messina che ha fatto luce su una presunta cupola formata da toghe, avvocati e imprenditori per depistare e pilotare i processi. Longo e' stato sentito nel carcere di Poggioreale dal Gip messinese Maria Vermiglio che ha emesso l'ordinanza. All'interrogatorio erano presenti anche i sostituti procuratori Antonella Frada' e Federica Rende che hanno condotto le indagini coordinate dal procuratore capo di Messina, Maurizio de Lucia. "Ha risposto su tutto", afferma l'avvocato Bonni Candido, difensore di Longo. "Il mio assistito - aggiunge - ha offerto una spiegazione logica a ogni condotta che gli viene contestata escludendo la propria responsabilita' penale". Per quanto riguarda il viaggio all'estero "gia' nella memoria difensiva - prosegue l'avvocato - avevamo dato ampia spiegazione sul fatto che uno solo aveva anticipato per tutti e poi ognuno aveva restituito per la propria parte". Al termine dell'interrogatorio Candido ha presentato richiesta di sostituzione della misura. Il Gip si è riservata la decisione. L'inchiesta sembra potere offrire altri sviluppi e la Guardia di finanza ha effettuato perquisizioni nei confronti del sostituto procuratore Marco Di Mauro e dell'ex pm Maurizio Musco, nonchè dell'avvocato Ornella Ambrogio. Nell'inchiesta anche il suocero di Longo.