Noto, al teatro Tina di Lorenzo in scena “Il nostro amore schifo”
In scena ci sono solo cinque sedie e un tavolo. E’ sul tavolo che tutto si consuma.
“Il nostro amore schifo” è il secondo spettacolo della rassegna Esplora-palcoscenico contemporaneo, apprezzato e seguito segmento teatrale dell'articolata e lunga stagione 2017/2018, che ha avuto inizio a ottobre dello scorso anno.
"È un’indagine dissacrante sul sentimento intricato della gioventù, sezionato e fatto a pezzi da due figli del nostro tempo, ingenui e spietati. E’ uno spettacolo di parola, una storia di non-amore durata decenni e condensata nel giro di un’ora, tra apici sublimi e biechi deragliamenti, nel tentativo di comporre la guida illustrata della prima esperienza sentimentale, letta come rito di passaggio obbligato prima di consacrarsi alla tiepidezza e alla stabilità dell’età adulta. Lo spettacolo ha la sua forza nel testo, in questo gioco di compiere una carrellata velocissima su una storia lunga, eloquente e piena di alti e bassi. Ogni scena è un’istantanea della loro parabola. Lo strumento che la scatta èla comicità corrosiva, il lento svelarsi di quell’ironia atroce che è nascosta sotto ogni storia d’amore troppo chiassosa per essere pura.
Al tavolo Lui lega Lei, appena conosciuta. Ma dell’amplesso c’è solo l’allusione esplicita, perché questi personaggi parlano, più che agire. L’unica vera azione che compiono, sempre dal tavolo, è una patetica dichiarazione d'amore fondata sull'elogio dei reciproci organi interni, immaginati splendidi e puliti, non come quelli della gente comune, perché forse è solo il disprezzo per gli altri che unisce la coppia. In seguito il tavolo sarà il campo su cui si consumerà l’incontro con i genitori di lei, che si lasceranno ingannare dall’aspetto di ragazzo coscienzioso di lui, suscitando l’ira della figlia, che, in fondo, contava sulla loro posizione avversa. Novelli Erika e Omar finiranno per buttare giù tutte le sedie, ammazzare l’esterno per difendere la loro esclusiva simbiosi. Infine dal tavolo Lei guarderà giù contemplando la possibilità che sia possibile fare qualcosa di vero e ineluttabile, anziché parlarne e basta". (dalle note di regia)