L'OPINIONE. Una campagna elettorale a chi la spara più grossa
A circa due mesi dalle elezioni politiche del 4 marzo, il leitmotiv della campagna elettorale è “chi spara la balla più grossa”. Pietro Grasso, Matteo Renzi, Matteo Salvini e la stessa coalizione del centro destra che vede al vertice il sempre verde Silvio Berlusconi. Poi c'è pure il pentastellato Di Maio che annuncia l'abolizione di 400 leggi (inutili). Il primo asserisce che è necessario rimuovere le tasse universitarie per garantire a tutti il diritto allo studio; Renzi sembra che ripercorra la propaganda del centro destra degli ultimi vent’anni affermando che, qualora dovesse diventare il numero uno di Palazzo Chigi, abbasserà le tasse; infine, la coalizione di centro destra vuole, attraverso la flat tax, che da anni cita come mezzo più idoneo alle caratteristiche del Paese, diminuire le tasse del 25% e inoltre, su esortazione, di Salvini viene posto come obiettivo primario, in modo poco chiaro, la totale abrogazione della legge Fornero.
Il presidente del Senato Grasso, di recente uscito dal primo partito di governo, dimentica tuttavia che attraverso questa manovra lede alla radice il principio di autonomia delle Università. Difficilmente le famiglie si rifiutano di pagare le tasse universitarie ai propri figli e in merito a ciò interviene anche la Costituzione Italiana che all’articolo 34, commi 2° e 3°, statuisce « I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi. La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso. » Pertanto è da apprezzare il fatto che si parli di istruzione, di università - i quali sono argomenti da sempre poco trattati in campagna elettorale - sebbene sarebbe più opportuno parlare di come rendere le università italiane le più competitive a livello europeo e mondiale. Il segretario del PD sembra, a tutti gli effetti, dimenticare quale sia l’orientamento originario del suo partito, nato come confederazione di tutti i partiti di sinistra per far fronte al sistema bipolare che si era innestato durante seconda Repubblica. Pertanto, appare improprio impostare una propaganda basata principalmente sull’abbassamento delle imposte. La sinistra dovrebbe avere come punti di riferimento apicali del proprio programma il problema ridistribuitivo, dei servizi. Il centro destra, che appare la coalizione favorita, è troppo eterogeneo. Prendendo in esempio la tanto discussa Legge Fornero, va ricordato che sia il Cavaliere che Giorgia Meloni, segretaria di Fratelli di Italia, la votarono nel 2011 anche se nel corso degli ultimi sette anni la visione della segretaria di Forza Italia sul decreto legge201/2011 è cambiata e si è inasprita seguendo le linee portate avanti da Salvini. E’ necessario però fare chiarezza. Al termine del vertice di Arcore, è stato diffuso un comunicato nel quale la coalizione non accenna ad un’ abolizione del decreto legge, ma a una modificazione degli effetti di questo, come già ha fatto, in parte, l’attuale governo presieduto dal premier Gentiloni. Luigi Di Maio, candidato premier del Movimento, dà l'impressione di portare avanti una propaganda metautopistica: abolizione di 400 leggi che considera inutili, reddito di cittadinanza; manovre che di razionale e di probabile hanno molto poco. Tuttavia quest'ultimo ha ritrattato la sua posizione sull'abbandono della moneta unica, pur rimanendo, come il leader della Lega, scettico nei confronti dell'operato dell'Unione Europea. In linea di massima è difficile fare una previsione statistica sul risultato delle elezioni, va sempre considerato quel fattore variabile che è il voto del corpo del elettorale, elemento essenziale del sistema democratico che caratterizza la forma repubblicana del Bel Paese.
Gabriele Maiorca