Palermo, tratta migranti Tunisia-Sicilia: chiesto il giudizio immediato
La Direzione distrettuale antimafia di Palermo chiude le indagini e chiede il giudizio immediato per 19 persone arrestate lo scorso giugno nell'ambito dell'operazione "Scorpion Fish". Il blitz fu eseguito dal Gico della Guardia di Finanza di Palermo, Marsala, Mazara del Vallo e Firenze e il prossimo 5 marzo iniziera' il procedimento dinanzi al Gup del Tribunale di Palermo. L'accusa e' di associazione per delinquere transazionale dedita al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e al contrabbando di sigarette. I viaggi coordinati dalle menti della presunta organizzazione con base in Toscana, riguardavano la tratta Tunisia-Sicilia: partenza dalla zona a sud-est di Capo Bon, nella regione tunisina della Kelibia, arrivi a Marsala, nella zona dello Stagnone, vicino l'Isola di Mozia. Tra gli indagati spiccano Jabranne Ben Cheikh di 28 anni e Tarek Ben Massoud di 29 anni, entrambi tunisini residenti a Firenze, e Simonetta Sodi, compagna del primo, che l'avrebbe sostituito al comando, dopo l'arresto dell'uomo.
L'indagine condotta dal procuratore aggiunto Marzia Sabella e dai sostituti procuratori Federica La Chioma, Claudia Ferrari e Calogero Ferrara, ha ricostruito l'intero iter organizzativo, dalle partenze allo sbarco, fino all'accoglienza in alcune abitazioni. Per ogni "viaggio di lusso" della durata di 4 ore il costo oscillava dai 2000 ai 3000 euro, ogni traversata aveva un profitto attorno ai 40 mila euro e durante le traversate venivano introdotte anche confezioni di sigarette con marchi esteri, per guadagni oltre i 17 mila euro per ogni quintale. Durante le operazioni di arresto uno dei tunisini indagati, Akrem Toumi di 41 anni, fuggi' attraverso i tetti di alcune abitazioni a Menfi (Agrigento) e un finanziare del Nucleo di Polizia Tributaria di Palermo si feri' gravemente nel tentativo di inseguirlo e venne sottoposto a un operazione chirurgica all'ospedale Villa Sofia.