Si sarebbe inventata una serie di maltrattamenti e violenze da parte dell' ex marito, uno stimato professionista di Floridia, per non restituirgli parte del patrimonio familiare di 50 mila euro ben conservato in banca a nome della donna, al momento della separazione. Ma era soltanto un pretesto per non restituire il denaro all'ex marito. Ma per il professionista floridiano è stata una storia da incubo, accusato ingiustamente di lesioni, danneggiamento e di avere fatto mancare alla famiglia i mezzi di sostentamento. Ci sono voluti sei mesi di indagini da parte della polizia giudiziaria per scoprire che era tutto un imbroglio e che l'esposto presentato da F.Z., 46 anni, di Siracusa, era stato solo un pretesto per non sborsare la metà del denaro di famiglia all'ex coniuge.
Avviate le indagini preliminari da parte del sostituto procuratore Vincenzo Nitti, il professionista floridiano, di 42 anni, difeso dall’avvocato Paolo Germano, comincia un vero e proprio calvario.
All’esito delle indagini preliminari il pm ha accertato che il contenuto della denuncia risultava infondato chiedendo l’archiviazione del procedimento nei confronti dell'uomo e l’apertura di un procedimento a carico di F.Z. per i reati di calunnia e frode processuale.
La vicenda porta a galla un fenomeno che sembra non coinvolgere più di tanto l’opinione pubblica di un Paese dove il sempre crescente numero di separazioni e divorzi produce migliaia di cause e contenziosi, con le parti che spesso non si fanno scrupoli ad utilizzare ogni mezzo per ottenere vantaggi economici e danneggiare l’ex coniuge. La Corte Europea per i diritti umani di Strasburgo d’altra parte ha anche già stabilito con due verdetti cui non hanno fatto seguito iniziative da parte del Governo, ma che potrebbero dare il via a migliaia di cause di risarcimento, che “i tribunali italiani non sono in grado di garantire i diritti dei padri separati“, con la conseguenza che ad essere danneggiati, in primis, sono i figli.