Sanità: medici aggrediti, Sicilia studia 'modello difesa'
Sono due le ipotesi alternative gia' proposte all'assessorato regionale alla Salute dalla Direzione dell'Asp di Catania come contributo alla rivisitazione del modello organizzativo dei Servizi di continuita' assistenziale. Entrambe troverebbero completa integrazione con le Aft(Aggregazione funzionale territoriale) dei medici di medicina generale, gia' previste dal decreto Balduzzi. La prima riguarda la riorganizzazione della rete delle Guardie mediche, in provincia, in considerazione della loro allocazione e della contestuale presenza sul posto di lavoro di altri operatori; 22 Guardie mediche sono oggi allocate in un Pte in prossimita' di una postazione del 118. La proposta formulata all'assessorato riguarda pertanto le rimanenti 36 Guardie mediche per le quali si prospetta l'accorpamento in 17 moduli operativi (individuando una sede principale o prevedendo la rotazione delle sedi e unificando in un'unica sede il turno dei medici). Su questa prima ipotesi di lavoro si registra, anche, la disponibilita' delle Misericordie di Catania a condividere le sedi delle loro postazioni con i Presidi di continuita' assistenziale. La seconda attiene alla conversione delle singole sedi di continuita' assistenziale e all'integrazione delle stesse con le postazioni del Seus 118. Le nuove postazioni, una per Comune, svolgerebbero sia compiti e funzioni della postazione fissa (Guardia medica e Pte) sia della postazione mobile (Seus 118) per l'emergenza-urgenza. Questo nuovo format, gia' sperimentato in altri contesti, permetterebbe una piu' efficace azione al domicilio del paziente, contribuendo a garantire l'emergenza-urgenza. Nel corso degli incontri, alcune organizzazione sindacali di categoria hanno avanzato la proposta di affidare il servizio di sicurezza individuale a guardie particolari giurate per ogni singola sede e per singolo medico. L'ipotesi presentata, viene spiegato, "dovrebbe essere definita a livello regionale, se non nazionale, in ragione dei numerosi aspetti implicati e, soprattutto, per la valutazione della sua plausibilita' con le norme vigenti in materia di Pubblica sicurezza". "Il tema della sicurezza nei luoghi di lavoro e soprattutto nei luoghi di cura interroga e riguarda tutti in Italia - continua Giammanco - c'e', quindi, una questione organizzativa, che richiede nuovi standard e nuovi modelli; e c'e' una questione morale e culturale, che attiene tanto alla violenza quanto alla negazione di un principio di civilta': il rispetto per chi svolge una professione di aiuto".
Sono due le ipotesi alternative gia' proposte all'assessorato regionale alla Salute dalla Direzione dell'Asp di Catania come contributo alla rivisitazione del modello organizzativo dei Servizi di continuita' assistenziale. Entrambe troverebbero completa integrazione con le Aft(Aggregazione funzionale territoriale) dei medici di medicina generale, gia' previste dal decreto Balduzzi. La prima riguarda la riorganizzazione della rete delle Guardie mediche, in provincia, in considerazione della loro allocazione e della contestuale presenza sul posto di lavoro di altri operatori; 22 Guardie mediche sono oggi allocate in un Pte in prossimita' di una postazione del 118. La proposta formulata all'assessorato riguarda pertanto le rimanenti 36 Guardie mediche per le quali si prospetta l'accorpamento in 17 moduli operativi (individuando una sede principale o prevedendo la rotazione delle sedi e unificando in un'unica sede il turno dei medici). Su questa prima ipotesi di lavoro si registra, anche, la disponibilita' delle Misericordie di Catania a condividere le sedi delle loro postazioni con i Presidi di continuita' assistenziale. La seconda attiene alla conversione delle singole sedi di continuita' assistenziale e all'integrazione delle stesse con le postazioni del Seus 118. Le nuove postazioni, una per Comune, svolgerebbero sia compiti e funzioni della postazione fissa (Guardia medica e Pte) sia della postazione mobile (Seus 118) per l'emergenza-urgenza. Questo nuovo format, gia' sperimentato in altri contesti, permetterebbe una piu' efficace azione al domicilio del paziente, contribuendo a garantire l'emergenza-urgenza. Nel corso degli incontri, alcune organizzazione sindacali di categoria hanno avanzato la proposta di affidare il servizio di sicurezza individuale a guardie particolari giurate per ogni singola sede e per singolo medico. L'ipotesi presentata, viene spiegato, "dovrebbe essere definita a livello regionale, se non nazionale, in ragione dei numerosi aspetti implicati e, soprattutto, per la valutazione della sua plausibilita' con le norme vigenti in materia di Pubblica sicurezza". "Il tema della sicurezza nei luoghi di lavoro e soprattutto nei luoghi di cura interroga e riguarda tutti in Italia - continua Giammanco - c'e', quindi, una questione organizzativa, che richiede nuovi standard e nuovi modelli; e c'e' una questione morale e culturale, che attiene tanto alla violenza quanto alla negazione di un principio di civilta': il rispetto per chi svolge una professione di aiuto".