Strage di migranti, rabbia a Pozzallo dei superstiti "Si poteva evitare"
Una trentina le persone riportate indietro dalla Guardia costiera libica, un numero di dispersi che si aggirerebbe tra i trenta e i quaranta. Cinque morti accertati: tra loro il piccolo di 2 anni e 7 mesi. Sei ricoveri tra i superstiti sbarcati a Pozzallo, tutte le persone messe in salvo sono risultate fortemente provate: almeno cinquanta di loro sono state recuperate in acqua, la quasi totalita' non sapeva nuotare. Accanto a loro galleggiavano i cadaveri di amici e congiunti. Racconti dell'orrore dai soccorritori di "Sea Watch3", la nave onlus battente bandiera olandese che ha recuperato 59 persone salvandole da un gommone che stava affondando. "Il natante era compromesso. Nelle prime ore del dalle prime ore del mattino quando abbiamo avuto la chiamata dal Mrcc di Roma, il Maritime Rescue Coordination Centre - spiega Lisa Hoffman che a bordo coordina le comunicazioni - Sul luogo c'era anche una nave militare francese e un elicottero italiano. Erano stati avvisati insieme a noi per l'operazione. Nessun accenno alla guardia costiera libica. Una volta nell'area e' arrivata la guardia costiera libica verso di noi e sono tornati indietro. Con la cooperazione di tutti, abbiamo localizzato l'area con il binocolo e localizzato il gommone. Quando siamo arrivati c'era gia' un elicottero militare che ci indicava dove si trovava il gommone. Alle spalle del gommone quanto siamo arrivati, si scorgeva la nave francese. Siamo arrivati quasi nello stesso tempo con la nave della guardia costiera libica e c'erano gia' moltissime persone e molti corpi senza vita in acqua. La guardia costiera libica aveva giubbotti di salvataggio ed equipaggiamento ma non li gettava a loro. Noi quindi abbiamo usato i nostri dandoli alla gente per mettere in salvo piu' persone possibili. Erano gia' nell'acqua, c'erano le persone che galleggiavano intorno. La guardia costiera libica non stava aiutando le persone gia' in acqua, eravamo sconcertati, erano senza protezione senza giubbotti di salvataggio". Il gommone, stando alla testimonianza di Lisa Hoffmann, sarebbe stato "in condizioni pessime gia' quando sono partiti. Queste barche non sono fatte per portare 130, 150 persone. Non sono fatte per fare un lavoro del genere e trasportare questo numero di persone. Pessimi materiali, e troppe persone a bordo. E il tempo non era dei migliori, onde alte che hanno favorito la rottura. Il gommone era rotto nella parte posteriore, ha perso il motore e si stava imbarcando acqua da dietro, cosi' le persone hanno iniziato a scivolare giu'. Chi era a bordo ci ha raccontato che 4-5 piccoli e due bambini erano caduti in acqua gia' al mattino presto assieme a molte donne e uomini".
"Voglio parlare con il ministro Minniti, voglio che senta cosa ho visto, cosa succede quando prendi il corpicino di un bambino annegato, voglio che non accada piu': lo devo proprio a quel piccolo, due anni e sette mesi, alla sua mamma: non si puo' morire cosi'. Devono esserci altre vie", dice con rabbia Gennaro Giudetti tra i volontari di Sea Watch3, quello che ha recuperato il corpicino del bambino: "Quando siamo arrivati in zona operazioni iniziavamo gia' a vedere cadaveri che galleggiavano nell'acqua, dovevamo farci spazio con il nostro mezzo di salvataggio tra i cadaveri per raggiungere chi urlava aiuto, per arrivare al gommone che stava affondando. Andando, ho visto un bambino che stava gia' galleggiando, ci siamo fermati non ce l'ho fatta a non prenderlo... ci eravamo detti che bisognava pensare ai vivi ma non ce l'ho fatta, accanto a lui c'era la madre che stava annegando e chiedeva aiuto disperatamente. Poi ci siamo avvicinato al gommone che era distrutto ed attaccato alla nave della guardia costiera libica, molta gente in acqua che chiedeva aiuto, ne abbiamo recuperati una cinquantina, vivi: una trentina di persone erano attaccate alla nave libica con le corde. Loro hanno issato a bordo solo quelli che erano attaccati alla nave. Non ci siamo allontanati. Eravamo in acque internazionali a trenta miglia dalla Libia, affioravano altri cadaveri". Giudetti racconta anche di violenze viste a bordo della nave libica: "La Guardia costiera era arrabbiata ci diceva di andare via: quando abbiamo finito di fare salire le persone a bordo dei nostri messi ci siamo allontanati per allentare la tensione. Abbiamo visto che sul ponte della nave i libici, siccome i migranti sapevano che li avrebbero riportati indietro, cercavano di liberarsi. Loro allora per tenerli a bada hanno iniziato a picchiarli con le cime della nave, frustandoli, uno utilizzava anche una mazza, tiravano loro calci". Poi la disperazione di una coppia: "Un uomo a bordo della guardia costiera libica ha visto che nel nostro gommone c'era sua moglie - dice ancora - e quindi preso dalla disperazione si e' buttato nuovamente in acqua. Non sapeva nuotare e si e' aggrappato ad una cima della nave libica, a quel punto la nave ha accelerato verso Tripoli e dell'uomo abbiamo perso le tracce. A bordo abbiamo tenuto il cadavere del bimbo, con la mamma disperata, anche un altra madre che ha perso il bambino ed altre persone che hanno vosto annegare famigliari, 5 morti ufficiali e moltissimi dispersi".
Ispezione cadaverica all'obitorio di Pozzallo per il piccolo annegato, la mamma e' stata trasferita a Modica, sedata e sotto choc. Il bambino e' stato poi trasferito a Scicli, all'obitorio. Gli altri cadaveri arrivati ieri a Pozzallo a bordo di nave Aquarius , tre uomini e una donna, sono stati portati tre al cimitero di Ispica e uno a Pozzallo. Anche per loro e' stata effettuata l'ispezione cadaverica.