Mafia a Palermo, torna in carcere il boss Giulio Caporrimo
Colpo a Cosa nostra di Palermo. Questa mattina i carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Palermo hanno arrestato Giulio Caporrimo. L'uomo deve scontare 4 anni e 7 mesi per reati di mafia ed estorsione. A febbraio il boss del mandamento di San Lorenzo era stato scarcerato per fine pena, dopo avere scontato oltre sei anni. Sebbene fosse stato condannato a 10 anni, i suoi legali erano riusciti a far calcolare il cosiddetto "cumulo" fra piu' pene, ottenendo il ritorno in liberta' del boss. Caporrimo, uscito dal carcere ad aprile 2010, dopo avere scontato un'altra lunga condanna per mafia, era tornato ad essere il nuovo capo della cosca di San Lorenzo. Per questo i carabinieri avevano ripreso a monitorarlo, fino al momento del nuovo arresto, avvenuto a novembre 2011, quando fu eseguito un ordine di custodia cautelare nei confronti di 36 persone, ritenute appartenenti ai clan di San Lorenzo, Passo di Rigano e Brancaccio. Avrebbe dovuto "ristrutturare" Cosa nostra a Palermo e per questo organizzo' un grande vertice a Villa Pensabene, il 7 febbraio 2011. Fedelissimo dei boss di Tommaso Natale Salvatore e Sandro Lo Piccolo, Caporrimo aveva intessuto rapporti con i mafiosi di Trapani (provincia di cui e' originario il superlatitante di Castelvetrano Matteo Messina Denaro) dopo essere stato a lungo in cella con Epifanio Agate, figlio di Mariano, capomafia di Mazara del Vallo. Sempre in carcere, Caporrimo aveva allacciato rapporti pure con la ndrangheta calabrese, con i mafiosi pugliesi e con i "napoletani appartenenti agli amici nostri", cioe' a Cosa nostra campana, da tenere ben distinta, nel suo linguaggio, dagli "scissionisti di Scampia".
Tempo fa l'Espresso dava notizia della scena registrata dal Gruppo operativo mobile della polizia penitenziaria fra le mura del super carcere di Parma dove Caporrimo era recluso. Nella stesa struttura c'era Massimo Carminati: lui parla con uno dei suoi tre "coinquilini", come chiama i componenti del gruppo di socialita' con i quali trascorre la giornata. Si confida con il detenuto piu' importante del gruppo, proprio il boss palermitano. Indagini dei carabinieri di Palermo, che hanno portato sei anni fa all'arresto di Caporrimo, lo indicano come il referente a Palermo di Matteo Messina Denaro. Uno dei pochi con il quale il superlatitante avrebbe avuto contatti fino al 2011. Carminati si 'confessa' con lui: "Quando avevo 16 anni andavo in giro armato di pistola, quando poi i miei amici sono tutti morti ammazzati, io mi sono specializzato in quello che loro (i pm della procura di Roma, ndr) dicono e mi accusano, ma non hanno capito che gli piscio in testa se voglio". Caporrimo, come sottolineano gli investigatori nella relazione depositata agli atti del processo, non commenta e rimane in silenzio. In perfetto stile mafioso.