Caso Orlandi, il giudice: c'è un nuovo depistaggio
In una lettera al quotidiano cattolico Avvenire, il giudice istruttore Ilario Martella, che indago' sull'attentato a Giovanni Paolo II del 13 maggio 1981, atteibuisce ai servizi segreti del blocco comunista la documentazione falsa sul caso di Emanuela Orlandi diffusa nei giorni scorsi. "Non puo' non riconoscersi - scrive - che la "ingegnosa raffinatezza spionistica e criminale della Stasi" ha appieno realizzato lo scopo propostos, la distrazione di massa dal caso Antonov, e l'ultimo 'scoop', correttamente definito (dalla Santa Sede, ndr) "falso e ridicolo" ne e' un'ulteriore dimostrazione)". Secondo Martella, "cio' che duole profondamente e' che a tal fine (puo' ben chiamarsi ragion di Stato) siano state sacrificate due giovani vite". Il magistrato resta infatti convinto che con Emanuela Orlandi fu rapita dalla stessa "banda" anche l'altra ragazza romana scomparsa in quei giorni, Mirella Gregori.
Nella lunga lettera. Martella incorocia alcuni dati, a partire dall'arresto il 25 novembre 1982 del bulgaro Antonov, a seguito del quale "le massime autorita' bulgare e tedescoorientali intensificavano il loro rapporto di collaborazione al fine di contrastare con ogni mezzo il coinvolgimento della Bulgaria nell'attentato contro il Papa".
Secondo il giudice "e' di particolare rilievo e di fondamentale importanza un documento acquisito agli atti del 9 febbraio 1983 a firma del ministro degli Interni bulgaro Dimitar Stojanov diretto al direttore della Stasi, Erich Mielke (corrispondenze, quindi, ai massimi livelli): nel contesto di tale atto veniva prospettato un programma da attuare e tra questi uno di estremo rilievo che viene cosi' enunciato: 'Realizzazione di misure che distolgano l'attenzione del nemico dal caso Antonov'". "Nel frattempo - ricorda il giudice - procede l'inchiesta turco- bulgara, pervenendo al momento piu' cruciale con il rigetto delle richieste di rimessa in liberta' del nominato Antonov e cio' a seguito di precedenti analoghe istanze tutte aventi lo stesso esito".
"Proprio in tale contesto temporale si verificavano - sottolinea Martella - il 7 maggio la scomparsa di Mirella Gregori e il 22 giugno quella di Emanuela Orlandi".
"Un'attenta interpretazione di tali eventi - spiega il magistrato nella lettera ad Avvenire - induce a ritenere che con essi si intendeva realizzare lo stesso fine, come da preciso accordo tra le autorita' bulgare e della Stasi: creare e promuovere false piste investigative che distraessero dal caso Antonov. Per la Stasi e' un problema di facile soluzione trattandosi di un'istituzione tentacolare che disponeva di oltre centomila agenti, radicata in ogni angolo della vita pubblica e privata operante, all'occorrenza, ben oltre i confini territoriali della Ddr".
Il giudice rileva "come dal 25 giugno entrano in scena a mezzo telefono chiamando casa Orlandi due personaggi in ordine di tempo, il primo autoqualificatosi Pierluigi e tre giorni dopo il secondo qualificatosi Mario, che, con un conversare apparentemente bonario, ma, realisticamente, con spietato cinismo, danno del vissuto di Emanuela tali e tanti particolari di realta', da convincere i familiari che la ragazza e' effettivamente nella loro disponibilita'".
Per Martella, "l'insistito leit motiv di chi muove le fila di questo spettacolo di burattini e' quello di indurre con qualsiasi mezzo comunicativo che il destino sia di Emanuela che di Mirella (come per quest'ultima vedremo tra breve) siano in stretta dipendenza con la remissione in liberta' di Agca. Va sottolineato che, secondo la ingegnosa tattica della Stasi, nessun riferimento viene richiamato sia al motivo della detenzione del turco (l'aver attentato alla vita del Papa) sia dal fare qualsiasi accenno allo stato di detenzione del bulgaro Antonov la cui esistenza sembra del tutto ignorata.
Ilario Martella ha indagato sin dai primi giorni sul rapimento di Emanuela Orlandi e, pur avendola cercata, non ha trovato alcuna responsabilita' della Santa Sede nella sparizione della ragazza e di Mirella Gregori, fatta sparire un mese prima".
Tra i due episodi, sostiene il magistrato ora in congedo, c'e' un nesso piu' forte di quanto si fosse immaginato, ma negli ultimi anni non si e' indagato abbastanza. Quella che il giudice ha scoperto, grazie a a fonti documentali, e' soprattutto la macchinazione messa in atto per allontanare i sospetti dai veri responsabili, alzando una cortina fumogena e adombrando inesistenti responsabilita' vaticane. Nei giorni scorsi, appreso del libro in uscita domani firmato da Emiliano Fittipaldi e fondato su un documento inattendibile, Martella ha preso carta e penna per denunciare il vecchio piano di "distrazione di massa".