Il Papa in Colombia: "Non si abbia paura di perdonarsi a vicenda"
"E' chiaro che in questo grande campo che e' la Colombia c'e' ancora spazio per la zizzania... Fate attenzione ai frutti: abbiate cura del grano e non perdete la pace a causa della zizzania". E' questa l'immagine usata da Papa Francesco nella veglia di preghiera per la riconciliazione per descrivere le attuali difficolta' del processo di pace, fomentate da una destra oligarchica che strumentalizza le sofferenze delle vittime della violenza: 8 milioni di persone che hanno perso un familiare (220 mila sono stati i morti) o la casa o hanno subito direttamente violenze come stupri e rapine.
"Il seminatore - ha ricordato il Papa citando la parabola evangelica - quando vede spuntare la zizzania in mezzo al grano, non ha reazioni allarmistiche. Trova il modo per fari si' che la Parola si incarni in una situazione concreta e dia frutti di vita nuova, benche' in apparenza siano imperfetti e incompleti. Anche quando perdurano conflitti, violenza, o sentimenti di vendetta, non impediamo che la giustizia e la misericordia si incontrino in un abbraccio che assuma la storia di dolore della Colombia".
Risaniamo - ha invocato Francesco - quel dolore e accogliamo ogni essere umano che ha commesso delitti, li riconosce, si pente e si impegna a riparare, contribuendo alla costruzione dell'ordine nuovo in cui risplendano la giustizia e la pace".
La terza giornata di Francesco in Colombia e' stata interamente dedicata al tema della riconciliazione, acominciare del suo inizio, all'aeroporto militare di Bogota', dove, prima di imbarcarsi sull'aereo dell'Avianca diretto a Villavicencio, il Papa ha salutato un gruppo di 400 reduci, militari e poliziotti, che hanno combattuto contro le forze della guerriglia. E dopo la beatificazione dei due martiri della violenza, nella messa del mattino all'aeroporto militare, vi è stato il momento piu' atteso dallo stesso Papa Francesco (che ha confidato di sentirsi emozionato e di aver pensato fin dall'inizio del viaggio all'appuntamento della veglia di preghiera per la riconciliazione che si e' tenuta a Villavicencio con straordinarie testimonianze di vittime e di carnefici, tra le quali quella di Pastora Mira, che ha curato gli assassini di suo padre e di suo figlio per puro spirito di solidarieta' cristiana, forzando se stessa a non vendicarsi dei cosi' gravi torti subiti. Alla veglia di preghiera hanno raccontato le loro storie anche due persone che avevano partecipato attivamente alla guerriglia e ora sono pentite di averlo fatto. Deisy, una bella ragazza di colore, che ha raccontato di essere stata reclutata a 16 anni dal fratello per le Forze Unite di Colombia, ha confidato: "nell'Eucaristia ora trovo conforto e orientamento per il futuro. Ho capito io stesso ero stata una vittima e doveva essermi concessa un'opportunita'. Ho anche accettato che era giusto per me contribuire alla societa', che avevo danneggiato seriamente in passato. Cosi' ho deciso di studiare la psicologia e adesso contribuisco al lavoro con le vittime della popolazione la violenza e aiutano professionalmente i giovani e gli adulti vulnerabili sostanze psicoattive". Infine ha parlato Juan Carlos Murcia Perdomo (per 12 anni nelle FARC) che ha perso la mano sinistra manipolando gli esplosivi e oggi allena i ragazzi per toglierli alla strada e alla droga.
"Tutti vittime, gli innocenti e i colpevoli", ha commentato Francesco abbracciando i testimoni che hanno raccontato la sofferenza portata da oltre mezzo secolo di guerriglia. "Ringrazio - ha aggiunto il Papa - questi nostri fratelli che hanno voluto condividere la loro testimonianza, a nome di tanti altri. Come ci fa bene ascoltare le loro storie! Sono commosso. Sono storie di sofferenza e di amarezza, ma anche, e soprattutto, storie di amore e di perdono che ci parlano di vita e di speranza, di non lasciare che l'odio, la vendetta e il dolore si impadroniscano del nostro cuore".
In Colombia, ha commentato il Papa, "e' ora di sanare ferite, di gettare ponti, di limare differenze. E' l'ora di spegnere gli odi, rinunciare alle vendette e aprirsi alla convivenza basata sulla giustizia, sulla verita' e sulla creazione di un'autentica cultura dell'incontro fraterno". Lo ha affermato Papa Francesco concludendo la veglia di preghiera per la riconciliazione a Villavicencio. "Che possiamo abitare in armonia e fraternita', come vuole il Signore! Chiediamo di essere costruttori di pace; che la' dove c'e' odio e risentimento, possiamo mettere amore e misericordia", ha aggiunto con le parole della "preghiera semplice" attribuita a san Francesco di Assisi. "E' una sfida grande ma necessaria. La verita' - ha sottolineato - e' una compagna inseparabile della giustizia e della misericordia. Unite, sono essenziali per costruire la pace e, d'altra parte, ciascuna di esse impedisce che le altre siano alterate e si trasformino in strumenti di vendetta contro chi e' piu' debole. La verita' non deve, di fatto, condurre alla vendetta, ma piuttosto alla riconciliazione e al perdono". Secondo Francesco, "verita' e' raccontare alle famiglie distrutte dal dolore quello che e' successo ai loro parenti scomparsi. Verita' e' confessare che cosa e' successo ai minori reclutati dagli operatori di violenza. Verita' e' riconoscere il dolore delle donne vittime di violenza e di abusi". "Vorrei ha concuso infine - come fratello e come padre, dire: Colombia, apri il tuo cuore di popolo di Dio e lasciati riconciliare. Non temere la verita' ne' la giustizia. Cari colombiani: non abbiate timore di chiedere e di offrire il perdono. Non fate resistenza alla riconciliazione che vi fa avvicinare, ritrovare come fratelli e superare le inimicizie".