Terrore a Gerusalemme, uccisi 2 poliziotti e 3 terroristi
Torna il terrore a Gerusalemme, dove due poliziotti drusi e 3 terroristi arabo-israeliani sono morti in uno scontro a fuoco nel luogo sacro alle religioni islamica e ebraica: il Monte del Tempio o Spianata delle Moschee nella Citta' Vecchia. E' uno degli incidente piu' gravi mai avvenuto in questo luogo-simbolo. Poche ore dopo, la polizia israeliana ha arrestato il mufti di Gerusalemme, Mohhamed Hussein, che aveva chiesto ad Israele di consentire la preghiera dei musulmani sulla Spianata, chiusa dopo l'attentato. Al momento del fermo, il gran mufti era vicino il luogo dell'attentato, la Porta dei Leoni, una dei varchi di accesso alla Citta' Vecchia, proprio per denunciare la chiusura della Spianata nel giorno, il venerdi', dedicato dai musulmani alla preghiera. Anche la Giordania, a cui e' affidata la protezione dei luoghi santi musulmani e cristiani di Gerusalemme, e in particolare della Spianata delle Moschee, ha chiesto l'immediata riapertura del compound.
La Spianata delle Moschee per gli arabi e Monte del tempio per gli israeliani, lo spazio rettangolare nel cuore di Gerusalemme Est, annessa e occupata da Israele, e' fra i luoghi religiosi piu' importanti al mondo. E' il luogo piu' sacro per gli ebrei, il terzo piu' importante per i musulmani (dopo la Mecca e la Medina) ed e' importante per i cristiani per le visite di Gesu' al tempio. La convivenza tra i fedeli ha spesso trasformato il luogo di preghiera in una polveriera di tensioni, ma a Gerusalemme negli ultimi mesi c'erano stati solo aggressioni con il coltello.
A dare il via alla sparatoria e' stata l'azione di un commando palestinese proveniente da Umm al-Fahm in Cisgiordania, nessuno dei quali era stato segnalato in precedenza dai servizi di sicurezza. Giunti alla Porta dei Leoni, i tre si sono avvicinati ad alcuni poliziotti e hanno sparato. Poi sono fuggiti sulla Spianata. Per due degli agenti le ferite si sono rivelate mortali. I tre attentatori, invece, sono stati inseguiti da altri agenti, che li hanno abbattuti vicino alla moschea di al Aqsa.
L'area religiosa, la cui custodia e' affidata alla fondazione islamica Waqf e in cui gli ebrei possono recarsi ma non pregare, e' stata chiusa e, per la prima volta da diversi anni, la preghiera del venerdi' e' stata annullata. Non accadeva dal 1990 e proprio questo potrebbe spingere a proteste e scontri ulteriori in un contesto segnato da una stagnazione dei negoziati di pace. Nel tentativo di evitare un'escalation, il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, e il presidente palestinese, Abu Mazen, si sono parlati al telefono, anche questo un fatto inusuale dopo la sospensione dei negoziati di pace nel 2014. Abu Mazen ha condannato in modo molto duro l'attacco ed espresso "il rifiuto di qualsiasi atto di violenza, soprattutto se commesso in luoghi di preghiera". Dal canto suo Netanyahu ha lanciato a tute le parti un appello alla calma, dopo aver deciso di "prendere le misure necessarie per la sicurezza dell'area senza modificarne lo status quo". Hamas, invece, ha sottolineato che "l'attacco e' stato la reazione naturale al terrore israeliano e all'offesa alla moschea al-Aqsa".
E' il primo attentato con arma da fuoco da vari anni nella Citta' Vecchia. Negli ultimi 20 mesi a Gerusalemme c'erano stati solo attentati all'arma bianca commessi da palestinesi che, in generale, agivano da soli. I due poliziotti sono stati feriti gravemente e morti poco dopo, mentre un terzo agente e' rimasto ferito lievemente. Gli arabi-israeliani sono i discendenti dei palestinesi rimasti nelle loro terre dopo la creazione dello Stato di Israele, nel 1948: hanno la nazionalita' israeliana e rappresentano il 17,5% della popolazione del Paese. E' stata anche la prima volta dal 2000, quando era scoppiata la seconda intifada, che le preghiere del venerdi' vengono cancellate.
A peggiorare ulteriormente il clima, intanto, e' arrivata anche la notizia di un palestinese ucciso in un campo profughi vicino a Betlemme: aveva appena 18 anni.