Sanità iblea, a Modica e Vittoria emergenza nei Pronto soccorsi
La vicenda del nuovo ospedale di Ragusa, con alcune sale operatorie sequestrate dalla Guardia di Finanza in seguito all’inchiesta della Magistratura, continua a suscitare polemiche e ad ingigantire i disagi nel comparto della sanità iblea. Tra gli interventi, da segnalare quello del sindaco di Modica, Ignazio Abbate.
In merito alle notizie circa il sequestro di una parte importante del Nuovo Ospedale di Ragusa e quindi di fatto l’impossibilità ad aprirlo, il sindaco Abbate ha scritto al Presidente della Regione Crocetta e al Prefetto di Ragusa, Maria Carmela Librizzi, per rappresentare la situazione esplosiva venutasi a creare nella sanità iblea. “Da circa due settimane - scrive il sindaco - mancano in provincia circa 200 posti letto con bacino d’utenza di circa 80.000 abitanti senza ospedale. Tale situazione di fatto ha aggravato una situazione già di per sè difficile, tra l’altro segnalata dal sottoscritto in tempi non sospetti, costringendo migliaia di cittadini a rivolgersi agli Ospedali di Vittoria e di Modica impossibilitati a gestire questo enorme flusso di pazienti. Situazione aggravatasi negli ultimi giorni dagli sbarchi che hanno visto affluire al Pronto Soccorso di Modica decine e decine di immigrati affetti da gravi patologie anche di tipo infettivologico che non trovano allocazione in nessun Ospedale Siciliano. Stigmatizzo a tale proposito – continua il sindaco - la riduzione dei posti letto di Malattie Infettive in un lembo di Sicilia dove invece dovevano essere aumentati. Ho constato che presso l’ospedale di Modica la situazione è diventata particolarmente pesante, oltre che per carenza di posti, anche per carenza di tecnici presenti in grado di riparare tutti i guasti, specie agli impianti di climatizzazione, venutisi a creare in queste ultime settimane. Mi chiedo, come sindaco e come massima autorità sanitaria, cosa si aspetta ad intervenire energicamente per ripristinare un minimo di sicurezza sanitaria in questo territorio, chi sta governando questa situazione? A chi dovremo addebitare eventuali drammi legati a questo stato di fatto? Non certo agli operatori sanitari che fraternamente abbraccio e ringrazio per ciò che stanno facendo. Alla faccia della programmazione”!
Altrettanto allarmante la presa di posizione del presidente del Consiglio comunale di Vittoria, Andrea Nicosia.
“Contrariamente ai silenzi dell’Azienda Sanitaria Provinciale – afferma Nicosia - il rischio di chiusura, o per lo meno di ridotto funzionamento del Pronto Soccorso di Vittoria, sembra più che concreto. L’organico, infatti, che dovrebbe vedere impegnati 8 medici oltre agli infermieri, è ridotto a 3 unità con l’ulteriore riduzione a 2 unità a far data dal 1 luglio. Assolutamente irragionevoli le condizioni in cui operano i sanitari e il loro numero così ridotto tenuto conto del numero di accessi annui registrati dal nostro pronto soccorso, circa 46.000. Al danno si aggiunge la beffa: il periodo estivo rischia di diventare assai più rischioso se solo si considera il numero di turisti e forestieri che ospita Scoglitti e tutto il versante ipparino. E’ una situazione a cui occorre porre immediatamente rimedio. E la soluzione Nicosia la prospetta al Direttore Generale mediante una nota trasmessa al suo indirizzo. “L’azienda ha pubblicato, in data 29 giugno, un bando per l'assunzione di nuovi medici nell’Azienda Sanitaria Provinciale. Il termine scadrà giorno 13 luglio. Vista la situazione di assoluta emergenza vissuta dal Guzzardi di Vittoria ci aspettiamo che venga data – nell'assegnazione delle coperture - massima e assoluta priorità al Pronto Soccorso dell’Ospedale di Vittoria. Non chineremo la testa dinanzi all'ennesimo smacco per la città. Siamo stanchi di subire, inermi e inerti, scelte che penalizzano costantemente la nostra città e che non rendono il giusto merito alla attività svolta dal Guzzardi di Vittoria e dalle sue professionalità. L’ASP deve dare risposte: qui è in gioco la salute dei vittoriesi e non si può continuare a mortificare la città con ritardi che gravano sui cittadini e sul personale medico e infermieristico”.