"Licenziato da Isab per inabilità fisica": e i sindacati protestano
"Il licenziamento di un lavoratore per inabilità fisica dimostra, con tutta la sua drammaticità, quanto si siano sfilacciati i rapporti tra aziende e parti sociali". Esordiscono così i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil – Roberto Alosi, Paolo Sanzaro, Stefano Munafò – dopo la decisione assunta dall’Isab di “estromettere” un lavoratore invece di destinarlo ad altra mansione, come prevede la legge, più idonea alle sue particolari condizioni fisiche.
"Questo comportamento arrogante dell’azienda - si legge in una nota -, che procede senza confrontarsi minimamente con il sindacato, è ormai diventato un metodo di relazioni inaccettabile, considerato che l’Isab agisce nello stesso modo anche quando si tratta di organizzazione del lavoro, di investimenti, di futuro degli impianti della stessa Isab, anche nell’ottica del polo industriale".
I tre sindacalisti alzano il tiro. "È bene che l’Isab cambi il passo, così come ha già fatto il sindacato, perché di fronte a vertenze come queste, o come quell’altra che riguarda il cambio di appalto tra Csi e Techimp (siamo in ambito metalmeccanico e 47 famiglie interessate) oppure quella della ex Pellegrini per i servizi e per gli stessi edili, saranno considerate unitariamente, da tutte le categorie e da tutte le confederazioni insieme. Questo perché è ovvio che il sindacato si ricompatti su un unico fronte davanti a simili situazioni e intende ristabilire relazioni proficue col mondo industriale".
"Fare una prova muscolare non serve a nessuno – affermano ancora Alosi, Sanzaro e Munafò – ma se è questo che l’azienda vuole, e la strada intrapresa fa intendere questo – noi siamo pronti. Altresì noi ribadiamo il fermo convincimento che la piattaforma industriale unitaria che abbiamo composto sia una valida base di confronto e di lancio da cui partire immediatamente, perché è l’unica strada percorribile, se vogliamo governare i processi evolutivi dell’area petrolchimica. L’alternativa è che si prepara un’estate torrida e un autunno rovente. Se vogliamo evitare questo, nell’interesse di tutto il territorio e del suo sviluppo industriale ed economico, occorre sedersi intorno a un tavolo, con ragionevolezza, con moderazione, con rispetto delle norme e delle regole, con attenzione al territorio, al lavoro, alla dignità dei lavoratori di tutti i settori produttivi impegnati nella zona industriale.
L’inabilità ad una mansione non può, in un sistema di inclusione sociale, gettare nello sconforto un lavoratore e la sua famiglia.
La condivisione ed il confronto – concludono i tre segretari – resta l’unica strada percorribile".