Il delitto dell'orafo a Cuneo, preso in Spagna il killer
E' finita a Barcellona la latitanza di Junior Giuseppe Nerbo, 30 anni, torinese, colpito da mandato di arresto europeo in relazione alla rapina e all'omicidio di Patrizio Piatti , l'orafo assassinato nel corso di una rapina il 9 giugno 2015 a Monteu Roero (Cuneo).
Personale dell'Uco della Guardia Civil spagnola, in collaborazione con i Carabinieri del Ros, lo ha rintracciato e arrestato nella tarda serata di ieri. Con lui e' stata fermata, in relazione ai documenti falsi con cui celava la propria identita', anche Fabiola Cavallo, 29enne, torinese, compagna del latitante.
Nerbo si era sottratto alla cattura il 24 novembre scorso, quando erano state eseguite le misure cautelari emesse dal Gip di Asti in relazione al grave fatto di sangue anche nei confronti di altre 4 persone. Gia' sfuggito pochi giorni prima dall'esecuzione di altra misura cautelare emessa a Foggia per un traffico d'auto rubate, aveva varcato il confine con la Francia insieme alla compagna a bordo dell'auto di quest'ultima e facendosi precedere, in funzione di staffetta, da Francesco Scielzo, 34enne, torinese, che guidava l'auto normalmente in uso a Nerbo.
Lo stratagemma aveva funzionato, visto che nella rete dei controlli predisposti al confine italo-francese era caduto il solo Scielzo. Le ricerche, proseguite senza sosta nei mesi successivi in Francia e Spagna, hanno portato alla cattura di ieri all'interno di una clinica odontoiatrica dove si apprestava a sottoporsi ad un intervento chirurgico. Il mandato di arresto a carico di Nerbo era scaturito dalle indagini sull'omicidio di Piatti, ucciso da un colpo d'arma da fuoco alla testa da distanza ravvicinata, durante un tentativo di rapina all'ingresso della propria abitazione.
Le indagini dei Carabinieri avevano accertato come Piatti, titolare di un piccolo laboratorio orafo a Torino, fosse anche un importante ricettatore di gioielli ed orologi di valore, tanto da nascondere, all'interno della propria abitazione, contanti, gioielli ed oro per un valore complessivo di 1.500.000 euro, nel frattempo confiscati.
Proprio il 'tesoro' clandestino dell'orafo e' ritenuto alla base del movente del delitto: una rapina a mano armata, eseguita da persone che, oltre a sapere dell'esistenza dei preziosi, conoscevano le abitudini della vittima ed erano consapevoli che la rapina non sarebbe stata denunciata.
Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, i coniugi Giancarlo Erbino e Anna Testa, in gravi difficolta' economiche, con debiti contratti anche con Patrizio Piatti, Emanuele Sfrecola e Giuseppe Nerbo junior, ritenendo di poter risolvere la propria situazione debitoria, hanno ceduto agli ultimi due informazioni sulle possibilita' economiche e sulle abitudini di vita dell'orafo.
Nerbo Junior e Sfrecola Emanuele, operando nel medesimo ambiente di ricettatori, avrebbero commissionato il "facile" colpo a Salvatore Messina, rapinatore catanese, che avrebbe a sua volta coinvolto Francesco Desi, suo concittadino, che in quel periodo "operava" con lui tra la Lombardia e la Sicilia.
Il 9 giugno 2015, l'azione che ha portato all'omicidio sarebbe stata eseguita da Messina, Desi e Sfrecola, giunti a Monteu Roero a bordo dell'auto Toyota Yaris di colore bianco presa a noleggio. Messina e Desi sarebbero entrati in casa della vittima, ingaggiando una colluttazione con l'orafo, nel corso della quale Desi avrebbe esploso il colpo mortale.