Siracusa, i mille giorni di Valeria Troia: "Io, ex assessora fuori dagli schemi"
Giovanissima, madre di un figlio di cinque anni, Valeria Troia è stata assessora nella giunta del sindaco di Siracusa Giancarlo Garozzo per tre anni, mille giorni come il governo Renzi, ci tiene a precisare. Lo sguardo rivolto all’Emilia Romagna, una regione che nell’immaginario collettivo è di colore rosso e nel cui capoluogo, Bologna si è laureata in Pedagogia sociale, due master in progettazione comunitaria nel suo curriculum si è dimessa da una settimana.
Qual è stata la molla, sembrerebbe improvvisa, che ha provocato le sue dimissioni?
"È stato un crescendo, le visioni diverse e il non voler assecondare i turnover degli equilibri politici che oggi sono agli occhi di tutti: le nomine c’erano ed erano pronte. Inoltre volevo dare coerenza a tutto ciò che io ho fatto e che non riuscivo più a ritrovare all’interno dell’amministrazione Garozzo. Io ringrazio il Sindaco perché non avrei potuto fare le cose che ho portato a compimento se lui non avesse avuto fiducia in me, ringrazio la giunta e non rinnego nulla di questi tre anni. Ognuno ha il suo modo di fare politica, io tengo conto del mio passato, del mio passaggio da tecnico a politico che non può non tener presente il proprio modo di fare politica. Sono stata un tecnico fino a otto mesi fa e successivamente ho scelto di entrare nel PD assumendo una figura più politica e questa coerenza nel ruolo cominciava a starmi stretta. Non voglio giudicare ma dico solo che quando qualcuno ha il coraggio di rompere gli schemi, può essere il momento giusto per porsi delle domande e ricominciare. La mia rottura degli schemi vuole essere un modo, che spero il sindaco e il partito possano analizzare per ripartire insieme, anche perché all’esterno siamo visti come in un unico calderone, dobbiamo cercare nelle nostre diversità di “sentire” le persone più che la politica".
Il Sindaco ha già nominato due nuovi assessori, cosa vuol dire a chi occupa da oggi il suo posto?
"Non è stato semplice vedere tutto quello che c’è all’interno, auguro un buon lavoro, nelle mie rubriche trovano tanto costruito e dei funzionari preparati, una squadra che è stata costruita in questi tre anni. Se si vuole e ci si dedica anche i funzionari pubblici possono dare il loro meglio: i miei lo hanno fatto, hanno lavorato anche senza straordinario, per la passione di essere cittadini, prima di tutto e mi auguro possano continuare su questa strada".
Si sono messi in contatto con Lei?
"No, io mi metto a loro disposizione molto volentieri per qualsiasi problematica, ho lasciato ma sono sempre un cittadino di questa città e per lei e l’Amministrazione sono a disposizione per qualsiasi tipo di interlocuzioni o per capire meglio quello che è stato fatto".
Può quantificare il numero delle attività promosse dal suo Assessorato?
"Sono state tantissime; in questi, che sono stati giorni di bilancio mi sono resa conto che ne abbiamo promosse davvero tante e pensandole non con una visione a breve periodo. Molti i processi sul tema dell’innovazione o della Smart city, che non è stato compreso e strumentalizzato; quest’ultimo in altre città ha dato grossi risultati, ma è un processo lento. L’educazione e la scuola, poi, sono state al centro della mia attività: quando mi sono insediata ho trovato un assessorato che era solo ripiegato sui servizi: la refezione, il trasporto, i buoni libro, niente altro, non c’era un’assunzione, da parte della pubblica amministrazione, di una responsabilità in quello che significa educazione. Io vengo da Bologna, la mia formazione viene da lì, ho conosciuto un tessuto civico completamente diverso, ho conosciuto amministrazioni che da tanti anni investono in politiche educative e culturali e sono convinta che il cambiamento della città come di qualsiasi tipo di territorio passa dalle persone e di conseguenza da un dialogo, da un costruire, da un investire, dal fare entrare la scuola su alcuni temi come quello della sostenibilità ambientale, della partecipazione civica, del teatro… noi abbiamo la Fondazione Inda e non può rimanere lì, la Fondazione ha tantissimo ma bisogna agganciarla alla città".
Ci parli dello SmartLab…
"Ne vado molto orgogliosa: la nostra è stata una lungimiranza che è stata riconosciuta a livello ministeriale, l’aver costruito un laboratorio di giovani competenze formato da ragazzi che invece di andare via, hanno avuto la possibilità di sperimentarsi dentro una pubblica amministrazione e dare linfa nuova. È un esperimento in corso di attuazione anche da altri comuni italiani e che mette insieme professionalità diverse per costruire innovazione nei territori, il tutto ha portato a Siracusa dei risultati su alcuni bandi che abbiamo progettato, i bandi per 18 milioni sulle periferie".
Quale sarà il futuro di questi progetti?
" Io mi auguro che ci sia lungimiranza perché ritengo che nel momento in cui le cose vengono incardinate bene, qualsiasi assessore di qualsiasi colore politico li porterà avanti per non perdere i finanziamenti. È già stato deliberato il finanziamento, si attende solo la firma del Decreto tra l’estate e i primi di ottobre. Si stava già lavorando ai progetti in modo da portarli in gara nel più breve tempo possibile. Sono tante le sfide che il comune di Siracusa affronterà nei prossimi sei mesi e il prossimo anno perché abbiamo anche la nuova programmazione comunitaria e su questo sta lavorando l’ufficio e i ragazzi dello Smart Lab e i tecnici perché i finanziamenti di agenda Urbana potranno dare una spinta importante, si parla di circa 23 milioni di euro sulla città. Sono già iniziati i tavoli di concertazione: quello che abbiamo fatto anche per il bando sulle periferie non ha nulla di straordinario, non abbiamo fatto altro che assecondare ciò che si fa nel Paese, in Italia, da tanti comuni ma anche nella logica tipica del Partito Democratico di area Renzi che è quella di partire dall’ascolto del territorio. È stato difficile entrare in periferia dove la gente si è sentita sempre sfruttata, utilizzata e conquistare la loro fiducia. Per me oggi sentire quella stessa gente ringraziarmi senza chiedermi nulla è una grande soddisfazione". Si parla di una sua candidatura alle politiche…
"Sinceramente non so quale sarà il mio futuro, anche la mia dichiarazione “non appendo gli scarpini al chiodo” è sembrata quasi minatoria. Ad oggi non ho ricevuto nessuna proposta di candidatura alle politiche anche se a questa stessa deve seguire un confronto e una condivisione… non mi piacciono le fughe in avanti fatte da tutti in questo momento sulle candidature, sui nomi, proprio perché essendo io vicina alla gente, più che al partito, so che la gente è stanca di sentire nomi, candidature, ha bisogno di proposte concrete… quello su cui vorrei concentrarmi. Tra l’altro è una fase delicata: usciamo dal congresso del partito, è un periodo di ricostruzione di un nuovo volto del PD, io spero di portare il mio modo, la voce della gente alla politica e di conseguenza al Partito".
Non si tira indietro, dunque…
"No, non mi tiro indietro. Non vivo di politica e non ci vivrò mai e non mi piace chi fa della politica un mestiere. Credo che la politica non debba smettere di sorprendere e se non siamo capaci tutti insieme, sindaco, PD giunta pur rispettando la propria differenza di andare verso questa direzione, il risultato sarà farci fagocitare dal populismo di turno che si combatte con il fare e non dentro i circoli di partito, non dentro le sale di Giunta ma costruendo relazioni con la città. Io in questi tre anni le ho costruite mettendone in luce i numerosi potenziali".
Cosa pensa del movimento Res guidato da Giovanni Cafeo?
"Del movimento Res condivido la giovanile, ho intrapreso già da un anno il percorso con i ragazzi di FuturDem ma anche in Res non vedo ancora la concretezza dei temi: come non basta cambiare un assessore in giunta per ristabilire gli equilibri, non basta neanche fare una conferenza o un documento per affermare che “è arrivato il momento di parlare alla città”. Basta parlare, basta conferenze, è arrivato il momento di fare".
Anita Crispino