Regionali bis, Gennuso sull'inchiesta di Palermo: "Ho agito secondo la legge"
“Mi hanno sempre considerato un deputato scomodo perché non sono mai sceso a patti o a compromessi con nessuno. Ho sempre agito nel rispetto delle leggi e della legalità, quella con la L maiuscola e non parolaia. Ho denunciato la mafia sia in provincia di Siracusa che a Palermo, facendo arrestare boss e gregari”. Lo afferma il parlamentare all’Ars del Gruppo Pid- Grande Sud, on. Pippo Gennuso che si ritiene “leso e mortificato” dall’inchiesta sulle regionali bis del 2014.
“Nel 2012 sono rimasto vittima di una grande truffa elettorale. Al momento dello scrutinio ero deputato e 24 ore dopo ero stato scavalcato per una manciata di voti da un avversario di un altro partito. A quel punto ho agito con gli strumenti che la legge mi consentiva. Ricorrere prima al Tar e successivamente al Cga. Un calvario durato due anni che alla fine mi ha ridato l’onorabilità che un manipolo di truffaldini aveva cercato di togliermi con i brogli elettorali. Vorrei ricordare che la prefettura di Siracusa, su ordine dei giudici del tribunale amministrativa, non potè ricorrere al riconteggio delle schede, perché mani maldestre nel frattempo avevano fatto sparire le schede elettorali dal palazzo di Giustizia. La mia – dice ancora Gennuso – è stata una difesa legittima che la legge mi consentiva di portare avanti. Ed alla fine quando il Cga si è pronunciato per rifare le elezioni in sei sezioni della provincia, è stato solo il trionfo della Giustizia”.
Il deputato Gennuso, però aggiunge: “Ho letto sull’inchiesta palermitana, di intercettazioni fatte dai carabinieri ed in particolare quanto affermato dall’on. Vincenzo Vinciullo che ha parlato di soldi che avrei sborsato per corrompere il presidente del Cga di Palermo. Notizia che Vinciullo avrebbe appreso da una persona vicina al sottoscritto. Si tratta di affermazioni gravissime ed infondate che non stanno né in cielo, né in terra. Vinciullo – dice ancora il parlamentare – dica chi gli ha riferito questa balla e vada anche dal magistrato a riferire. Altrimenti lo perseguirò giudiziariamente fino alla sua settima generazione. Io nella mia vita non ho mai corrotto nessuno, né mi sono mai fatto corrompere. La corruzione non è un termine che rientra nel mio dna. Non ho pagato neppure il pizzo ai boss della mafia di Palermo che ho denunciato lo scorso anno, mettendo a repentaglio la mia incolumità e quella della mia famiglia e fino ad oggi nessuno ha pensato di proteggermi. Anzi continuo a subire angherie dalla criminalità organizzata nel mio ruolo di imprenditore. Spero che questa storia si chiude nel più breve tempo possibile. Io sono sereno ed ho fiducia nella magistratura, perché so che in questa vicenda ho agito con correttezza e trasparenza”.