Presidenziali in Iran, vince il moderato Rohani (56%)
Se e' vero che queste presidenziali erano un referendum sulla politica di apertura, si puo' dire adesso che l'Iran ha deciso a larga maggioranza di proseguire sulla strada presa negli ultimi anni. La percezione della vittoria dei riformisti diviene praticamente certezza alle 11:04 di mattina (le 8:34 italiane), quando il ministero degli interni annuncia i risultato pressoche' definitivi, al 90% dei voti scrutinati. Su oltre 40 milioni di voti conteggiati, di cui 38 milioni e 900 mila validi, il presidente Rohani ha circa il 56%; il suo rivale principale, Seyyed Ebrahim Raeisi, arriva a quasi 15 milioni e mezzo di voti, il 37,8 percento, e matematicamente non puo' piu' raggiungerlo.
Si apre cosi' una nuova pagina per il paese della rivoluzione islamica. In politica estera il risultato della sfida significa che gli iraniani preferiscono proseguire sulla linea della moderazione e del dialogo con il mondo, nella speranza che il ritorno dell'Iran nella comunita' internazionale e l'abolizione delle sanzioni, magari completa e non parziale come adesso, possa migliorare le condizioni economiche del paese.
E' da notare che Rohani ha preso circa il 5% di piu' di voti rispetto alla volta scorsa, e cio' significa che gli iraniani, anche in virtu' del suo operato, sono sempre piu' riformisti e sempre meno conservatori.
L'Iran continuera' quindi sulla via del pragmatismo e sicuramente proseguira' a rispettare gli accordi sul nucleare; ora pero' spettera' agli interlocutori di Teheran, dare sostegno alla posizione assunta nella terra erede dell'antica Persia.
I conservatori, d'altra parte, sono stati sconfitti ma con il quasi 40% dei voti, si mostrano ancora forti e presenti; sicuramente nel voto di Rohani c'e' l'apporto di tanti indecisi, che potrebbero cambiare idea nel caso di un fallimento della politica della moderazione dell'attuale presidente.
La principale preoccupazione, poi, rimane quel Donald Trump che proprio in queste ore si trova in Arabia Saudita ed ha gia' definito "una preoccupazione" l'Iran; il timore e' che azioni estreme del presidente repubblicano, come "la fuoriuscita dagli accordi nucleari" o l'approvazione di nuove sanzioni contro l'Iran possano indurre gli iraniani a cambiare idea e a optare per una radicalizzazione.
Sul piano sociale, significa che gli iraniani vogliono sostenere una politica della distensione, di maggiori liberta' sociali e di maggiore tolleranza, che il governo Rohani ha saputo mettere in mostra.
Probabilmente il dubbio maggiore, persino da parte dei sostenitori di Rohani, e' sull'economia, dove il presidente dovra' lavorare parecchio.
La vittoria di Rohani, infatti, rida' linfa e impeto anche alle imprese straniere che nell'ultimo periodo si erano fermate ad osservare per essere sicure di poter investire serenamente; e quindi si prevede un'estate piena di lavoro ed affari a Teheran, con nuove delegazioni politiche ed economiche che probabilmente arriveranno.
Sicuramente, sara' un'opportunita' anche per l'Italia che secondo i dati europei, e' tornata ad essere nei primi tre mesi del 2017, il partner europeo numero uno dell'Iran.