Palermo, niente report di Msf al processo per i 25 migranti morti
L'organizzazione Medici senza frontiere non ha fornito i report del proprio intervento umanitario del 5 agosto 2015, il giorno in cui, in un naufragio nel Canale di Sicilia, morirono 25 migranti. E in quella occasione ad aiutare le 600 persone a bordo di un peschereccio poi affondato era stata anche "Dignity One", la nave della Ong al centro di un'inchiesta della Procura di Trapani, in riferimento ad alcuni membri di equipaggio per un intervento avvenuto senza che fosse partita una richiesta di soccorso. E' quanto emerso al processo contro due presunti scafisti, accusati di avere provocato la tragedia del mare e a giudizio in Corte d'assise, a Palermo: a chiedere i nomi dei comandanti delle navi di Msf che intervennero (era presente pure la "Bourbon Argos"), ma anche i nomi e il numero dei migranti salvati e soprattutto le richieste di soccorso ricevute quel giorno e le registrazioni delle conversazioni, era stata la difesa di uno degli imputati. L'avvocato Serena Romano, che gia' aveva ottenuto in tempi rapidi tutto il materiale chiesto alla Guardia costiera, si e' pero' vista respingere l'analoga richiesta avanzata a Msf: a tre mesi dall'invito, il 16 marzo scorso, dopo avere risposto in maniera interlocutoria, Medici senza frontiere ha comunicato infatti, attraverso il legal advisor Leandro Sugameli, che l'organizzazione umanitaria "ha deciso di non condividere nessuna informazione e nessun documento senza una richiesta formale del giudice". Il 5 agosto di due anni fa, tra l'altro, la Dignity era gia' intervenuta in soccorso di un altro gommone partito anch'esso dalle coste libiche.
MSF PUNTUALIZZA
L'avvocato Serena Romano si dissocia da qualsiasi strumentalizzazione della notizia sul report ai danni del lavoro di MSF e di tutte le ONG che ogni giorno contribuiscono al salvataggio di vite umane. Tale apporto non può e non deve essere messo in discussione. La vicenda processuale del naufragio del 5 agosto 2015 non ha nulla a che vedere con l'inchiesta di Trapani e con le accuse mosse dal alcuni esponenti della Procura di Catania ai danni dell'organizzazione non governativa. Nella qualità di difensore di uno degli imputati all'udienza del 29 marzo scorso, nelle opportune sedi processuali e nell'esercizio delle prerogative difensive, ho chiesto alla Corte d'assise l'acquisizione di tutti gli atti necessari a far luce sulla vicenda.