Alimentazione in chiave salutistica, attenti alle bufale del web e della tv
Dai un pesce a un uomo e lo nutrirai per un giorno. Insegnagli a pescare e lo nutrirai per tutta la vita. Alla luce dei recenti dubbi su questioni mediche (basi pensare al dibattito sui vaccini o sulla carne rossa), è necessario far leva su strumenti critici che consentano di discernere la veridicità di quello che legge al fine di orientarsi in maniera più consapevole nell’oceano di dati che scorrono sul web. Seguendo gli aggiornamenti della ricerca è possibile smentire un buon numero di falsi miti legati all’alimentazione in chiave salutistica, alimentati da credenze erronee e notizie spesso fuorvianti pur di ottenere qualche click in più. Ci sono alcuni elementi imprescindibili per acquisire coscienza di quale sia la via più razionale per esaminare argomentazioni e risultati scientifici, cogliendone anche i limiti, sia procedurali che ontologici. Ci aiuterà in questo percorso Lorenzo Pansini, personal trainer, autore di numerose voci su wikipedia a tema di nutrizione e attività fisica, e più di recente, articolista su blog specialistici (vivereinforma.it, rational aesthetics, di cui è autore, e project invictus) (e collaboratore per alcuni testi del settore). Lorenzo non ha una laurea, dopo i corsi di specializzazione si è istruito in modo indipendente, e le sue [osservazioni] tecniche sono riconosciute anche da professionisti. Ha spiegato la sua scelta in questo modo: ”a meno che non si sia ricercatori, manca in alcuni laureati del settore uno spirito critico sufficiente a porsi in modo obiettivo e distaccato rispetto a quanto si studia, in un campo, come quello scientifico, dinamico e in costante evoluzione, in cui un aggiornamento costante è una condizione imprescindibile per restare al passo coi cambiamenti di paradigma, delle ipotesi teoriche e con le scoperte ed i risultati sperimentali più recenti”. Il suo caso dimostra come per chiunque, con la dovuta costante applicazione, sia possibile dotarsi dei mezzi per cercare di interpretare più realisticamente ciò che ci scorre davanti agli occhi, spesso in maniera troppo rapida. Il primo passo sarà di discutere di tre concetti fondamentali ovvero: le fallacie logiche (la cui genesi risale ad Aristotele) e i bias cognitivi, spesso legati, e la gerarchia delle evidenze scientifiche; sembrano termini complessi, ma in effetti lo sono meno di quanto ci si immagini. Andiamo con ordine: le fallacie logiche sono errori, commessi quando si ragiona o si tenta di portare avanti un’argomentazione.
Appello al popolo: quando si sostiene un’argomentazione perché sono in molti a sostenerla, una variante della stessa è l’appello al popolo (ad esempio quando la madre dice al figlio di coprirsi per non prendere il raffreddore). Appello all’ignoranza: si ha nel caso in cui si voglia provare la propria tesi con la mancanza di prove del contrario, ricordiamo, a proposito, che l’onere della prova ricade su chi sostiene un’argomentazione, non su chi si vuole convincere! Generalizzazione affrettata: generalizzare è sempre sbagliato, o meglio, irrazionale; infatti è scorretto trarre conclusioni su un’intera classe di oggetti a partire da uno solo o un numero limitato di essi. Una variante è la generalizzazione statistica, in cui si assume di poter fare considerazioni generali sulla base di campioni statistici per forza di cose limitati. Fallacia dello scommettitore: ritenere che, siccome un evento non si è verificato per lungo tempo, dovrà farlo a breve (così, se non ha piovuto per tre mesi, non è detto che debba per forza succedere prossimamente) Falsa causa: attribuire a un evento una causa arbitraria o ritenere erroneamente causa di un evento qualcosa che, di fatto, non lo è (se siete scaramantici, cominciate a farci caso). Argomento circolare: assumere come premessa vera quanto si vuole dimostrare! Post ho ergo propter hoc: collegata alla precedente, si tratta di considerare causa di un evento qualcosa che non lo è. Argomento fantoccio (o per gli anglofili strawman): usare una versione distorta della tesi che si intende confutare. Falsa dicotomia (o black and white thinking): se non si accetta un’argomentazione, si è necessariamente nel torto,anche se ci sono altre posizioni possibili (se non sei con noi sei contro di noi,non sei con noi quindi sei contro di noi; ma no, un poco di flessibilità!). Aringa rossa: avviene quando si sostiene un argomento sì valido,ma fuori tema (vi incorrono ad esempio gli scienziati quando richiedono più finanziamenti per la ricerca,proposito nobile e legittimo,facendo notare quanto siano ingenti le spese militari;è vero,ma che c’entra?). Ed eccoci al bias (dal francese e provenzale antico biais «obliquo») cognitivi, ossia, (pre)giudizi irrazionali che sorgono quando si percepisce la realtà in modo distorto, non basandosi sulle evidenze ma valutandola in modo soggettivo e parziale (vi fanno leva non pochi politici). I bias sono terribilmente difficili da evitare. Nella vita di tutti i giorni, infatti, li commettiamo costantemente, se non fosse così impiegheremmo tempi biblici a decidere, pur non di meno è utile avere prospettiva e capire che quello che diciamo e/o pensiamo è conseguente alle nostre esperienze, al contesto culturale di appartenenza, al giudizio altrui, alla paura e ai nostri schemi mentali e che pertanto è possibile agire su questi aspetti per essere più lucidi. Bias dell’autorità: quello che si potrebbe avere verso Lorenzo, ovvero non credere alle sue argomentazioni, anche se valide e supportate da dati solidi, solo per il fatto che non è un’autorità nel campo in cui dibatte.(Per la pericolosità insita nell’assecondare questa fallacia si può leggere dell’esperimento di Milgram. Bias di ancoraggio: quello che potreste commettere voi leggendo quest’articolo e limitandovi ad esso; è, di fatto,scorretto,per quanto comprensibile alla luce di una certa pigrizia fisiologica,prendere decisioni basandosi solo sulle prime informazioni trovate. Bias di conferma: di fondamentale importanza; si tratta di selezionare solo quelle informazioni (cherry picking, in gergo) utili a confermare la nostra visione del mondo, ignorando le altre, che magari la contraddicono. A quest’ultimo sono anche soggetti gli scienziati quando cercano di supportare la propria ipotesi influenzando, ad esempio la registrazione dei risultati (si potrebbe anche aprire una parentesi sul pilotaggio degli studi per opera dei finanziatori ma non è questa la sede. Bias di campionamento: errore che si commette quando il campione analizzato non è effettivamente casuale e quindi non è rappresentativo della popolazione. Nella ricerca i bias vengono chiamati “metodologici”, e sono comunque considerati come errori sistematici (cioè costanti nel ripetersi dell’esperimento) dagli addetti ai lavori. Prima di introdurre l’ultimo argomento ricordiamo un principio fondamentale: Correlazione non implica causazione (post hoc): se in un fenomeno molto complesso, avvengono in concomitanza sia A che B non è detto allora che A causi B, eppure a volte questo aforisma, arcinoto nella comunità scientifica, sfugge alla persona media, nonostante sia cruciale nello stabilire il rapporto tra variabili in esame in uno studio e trarre così conclusioni non affrettate. “La gerarchia dell’evidenza è “una piramide “che stabilisce l’ordine di affidabilità e attendibilità delle pubblicazioni scientifiche” in campo biomedico, come spiega Lorenzo. Sul gradino più basso troviamo le opinioni, le idee, gli editoriali e gli aneddoti (sì, anche quelli dei luminari). Seguono gli studi su cavie o in vitro. Poi, facendo una semplificazione, possiamo accorpare tutta una serie di studi definendoli osservazionali. “Essi, spiega Lorenzo, mettono in correlazione delle variabili non essendo strutturati per ravvisare un rapporto di causalità, troppi, infatti, sono i fattori confondenti. Quest’ultimo è invece l’obiettivo degli studi controllati randomizzati, nei quali si dividono i pazienti selezionati in modo “randomico” in due gruppi: uno, sottoposto al trattamento in esame, l’altro, di controllo, sottoposto a un placebo, a una pratica standard o a nessun tipo di intervento. La scelta del trattamento è anch’essa casuale; possono essere condotti in [SINGOLO], in doppio o in triplo cieco: nel secondo caso i pazienti non sanno se appartengano al gruppo sottoposto a trattamento o meno, nel terzo caso non ne sono a conoscenza nemmeno i ricercatori. Il maggiore limite degli studi randomizzati è la loro durata, relativamente breve (al più qualche mese). Ciò non consente di monitorare lo sviluppo della malattia nel tempo, a differenza degli epidemiologici o di coorte, che possono durare anche decenni. Occorre dunque considerare gli studi con la dovuta cautela e accortezza. Lorenzo tende a considerare di più gli studi controllati, infatti, a essi andrebbe data la precedenza qualora dovessero smentire un’ipotesi avanzata in uno studio osservazionale. Se invece i due tipi di studi hanno un esito coincidente si può essere fiduciosi che lo studio osservazionale dia dati affidabili. Al vertice della piramide troviamo, infine, le meta-analisi e le revisioni sistematiche, specificamente , degli studi controllati e sull’uomo. Si tratta, rispettivamente, di una serie di metodi matematico-statistici per integrare gli esiti di vari studi clinici in modo da poter trarre conclusioni più forti di quelle ottenibili da un solo studio e di una revisione esaustiva della letteratura scientifica più altamente referenziata inerente un dato argomento. Ora abbiamo le nostre armi dialettiche e analitiche, pur non di meno, per fare una prima scrematura bisognerà pur scegliere delle fonti: in questo caso facciamo una concessione al principio di autorità e ci rimettiamo, come suggerisce il nostro interlocutore, a quanto riportano vari ricercatori che vantano più pubblicazioni su riviste prestigiose nel loro campo specifico e che rimangano cauti e obiettivi senza schierarsi più o meno palesemente dalla parte di una posizione particolare tirando, magari, acqua al proprio mulino (potrete ora, auspichiamo, discernere chi lo fa, ad esempio, in televisione).
Ci riserviamo le questioni più articolate e profonde (deduzione, induzione e statistica nonché metodo scientifico) per completare e chiarire il quadro generale, la prossima settimana, poi sarà la volta degli argomenti specifici (ipotesi insulinica, grassi saturi e colesterolo, gli spuntini per “aumentare” il metabolismo, elevato apporto proteico e danni renali, carni rosse e tumori, le forme di esercizio ottimali per restare in salute). Nel frattempo potete esercitarvi a cogliere bias e fallacie nei discorsi che vi capita di ascoltare. Vorrei infine ricordare, a scanso di equivoci, che la scienza è sicuramente la via più affidabile per interpretare il mondo e risolvere al meglio i problemi che ci affliggono o che contribuiamo a creare.
Ruggero Cusimano
PER APPROFONDIRE
Il peso dei poteri forti sulle raccomandazioni alimentari : “In difesa del cibo” di Michael Pollan.
Bias di selezione: https://en.wikipedia.org/wiki/Selection_bias
Esperimento di Milgram: https://www.youtube.com/watch?v=Wu2FETCi2PM
Tipologie di studi clinici: https://it.wikipedia.org/wiki/Studio_clinico
Fallacie: http://www.linux.it/~della/fallacies/