Il boss spazzino e la moglie ai vertici del clan:15 arresti a Catania
Associazione di tipo mafioso, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, estorsione, rapina, sequestro di persona, danneggiamento seguito da incendio e riciclaggio, con l'aggravante del metodo mafioso: con queste accuse sono state arrestate a vario titolo 15 persone a Catania. Dalle prime ore del mattino, oltre 100 carabinieri del Comando Provinciale ed unita' specializzate stanno eseguendo nella provincia un provvedimento cautelare emesso dal Giudice delle Indagini Preliminari del Tribunale etneo su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia. I 15 fermati apparterrebbero al "gruppo di Belpasso", dal nome del comune in cui operavano quale articolazione territoriale della famiglia di Cosa Nostra catanese Santapaola-Ercolano. Le indagini, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catania, hanno consentito di ricostruire l'organigramma del clan, di individuarne i capi ed i gregari. Gli investigatori hanno documentato un ingente volume di affari illegali, riscontrando un diffuso condizionamento illecito dell'economia locale, il sistema di gestione dell'attivita' di spaccio di cocaina e marijuana. Acquisiti inoltre elementi di prova in ordine ad estorsioni ai danni di imprenditori locali e rapine ad autotrasportatori al fine di agevolare l'organizzazione di appartenenza. A capo del sodalizio malavitoso, c'era il "boss" Carmelo Aldo Navarria, scarcerato e rimesso in liberta' nel 2014 dopo 26 anni di reclusione per sei omicidi che negli anni '80 era considerato lo "spazzino" -colui che faceva sparire i cadaveri- del clan "Malpassotu" braccio armato di Nitto Santapaola. Il boss, una volta in liberta', era tornato a dettare legge a Belpasso, in provincia di Catania. Un potere che il 54enne Carmelo Aldo Navarria non aveva mai perso, grazie anche alla famiglia e soprattutto al ruolo fondamentale della moglie, Patrizia Paratore, 51 anni, finita in carcere nell'ambito dell'operazione dei carabinieri del comando provinciale "Araba Fenice". Quindici i destinari delle misure cautelari (nove misure di custodia cautelare in carcere e sei misure di obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria), emesse dal Gip su richiesta della Dda etnea, tutti ritenuti appartenenti al "gruppo di Belpasso", articolazione territoriale di Cosa nostra catanese Santapaola-Ercolano, accusati, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, estorsione, rapina, sequestro di persona, danneggiamento seguito da incendio e riciclaggio, con l'aggravante del metodo mafioso.
PIZZO, AFFARI E SEQUESTRI DI PERSONA Le indagini hanno consentito di ricostruire l'organigramma del clan, di individuarne i capi ed i gregari. Gli investigatori hanno documentato l'ingente volume di affari, riscontrando il pesante condizionamento dell'economia locale, il sistema di gestione dello spaccio di cocaina e marijuana nonche' la forte pressione estorsiva ai danni di imprenditori locali e la realizzazione di rapine ad autotrasportatori per agevolare l'organizzazione. A capo del clan, lo spietato Navarria, scarcerato e rimesso in liberta' nel 2014 dopo 26 anni di reclusione per sei omicidi, negli anni '80 era considerato lo "spazzino" - colui che faceva sparire i cadaveri - del clan "Malpassotu" braccio armato di Nitto Santapaola.
I PROVVEDIMENTI. NEL NOME DEL 'BOSS-SPAZZINO' E DELLA MOGLIE Dei 15 provvedimenti cautelari eseguiti, sei sono stati notificati in carcere nei confronti di altrettanti indagati gia' detenuti: tra questi il boss Navarria, 54 anni, gia' recluso nel carcere di Siracusa; mentre entra nella casa circondariale di Catania Piazza Lanza la moglie Patrizia Paratore, 51 anni, insieme a Michele La Rosa, 46 anni, e Rosario La Rosa, 39 anni, a Catania Bicocca. Erano gia' in cella i generi del boss Gianluca Presti, 36 anni, detenuto a Catania-Bicocca, e Stefano Prezzavento, 32 anni, a Siracusa; Mirko Presti, 30 anni, nel carcere di Siracusa; Gaetano Doria, 48 anni, a Siracusa, Antonino Prezzavento, 47 anni, gia' detenuto casa circondariale di Siracusa. Obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria per Carmelo Salvatore Asero, 60 anni, Simonetta Battaglia, 55 anni, Concetta Fichera, 52 anni, Claudio Grasso, 42 anni, Salvatore Leotta, 53 anni e Giuseppe Nicosia, 55 anni. L'indagine, iniziata dal Nucleo Investigativo di Catania nel 2015 e avviata dopo la scarcerazione di Navarria, ha accertato che in effetti il boss era tornato pienamente operativo al comando del gruppo mafioso, alle dirette dipendenze di Francesco Santapaola, arrestato dai Carabinieri nell'aprile del 2016 nell'ambito dell'indagine "Kronos", quale reggente dell'organizzazione mafiosa Santapaol-Ercolano.
CLAN-AZIENDA DI FAMIGLIA Nonostante la lunga carcerazione, durante la quale aveva percepito lo "stipendio" e aveva continuato a guidare il gruppo di Belpasso attraverso i propri generi (Gianluca Presti e Stefano Prezzavento), il ritorno di Navarria rappresentava l'occasione per riaffermare il proprio ruolo di referente locale dell'organizzazione mafiosa con il decisivo contributo della moglie Patrizia Paratore, destinataria anche lei di misura cautelare in carcere per il reato di associazione mafiosa. Le indagini hanno permesso di evidenziare le dinamiche operative del gruppo criminale per il controllo del territorio, mediante la realizzazione di reati contro il patrimonio, ricostruendo gli affari illegali del clan, nonche' la responsabilita' di due rapine con sequestro di persona, commesse a Belpasso il 14 gennaio e il 3 febbraio 2015 ai danni di autotrasportatori del settore alimentare, nonche' di estorsioni nei confronti di imprenditori locali anche con danneggiamenti dei beni mobili aziendali. Nel corso dell'attivita' investigativa e a riscontro dell'ipotesi accusatoria, il 20 novembre e 10 dicembre 2015, erano stati arrestati 10 affiliati per estorsione pluriaggravata commessa dall'ottobre 2014 fino al 19 novembre 2015 ai danni della ditta "Lavica Marmi srl" di Belpasso, i cui titolari erano stati costretti a corrispondere il pagamento di 600 euro al mese. - IMPRENDITORE RIBELLE UCCISO
Inoltre, il 22 marzo 2017 e' stata fatta piena luce sulla scomparsa dell'imprenditore agrumicolo di Paterno' Fortunato Caponnetto, con l'esecuzione di misure cautelari in carcere nei confronti di Navarria e di altri tre affiliati per omicidio e distruzione di cadavere, fatti commessi a Belpasso l'8 aprile 2015: la vittima aveva detto no alle pressanti richieste estorsive cui era sottoposto, rifiutandosi di assumere il boss nella propria azienda e licenziando la moglie di quest'ultimo, in precedenza assunta fittiziamente proprio su imposizione del boss; tra le ragioni dell'omicidio anche i dissidi insorti con appartenenti a un'altra cosca a causa di un debito contratto da un congiunto della vittima, per il quale il Navarria avrebbe fatto da garante.