Indagine su 3000 studenti, "il mafioso non è un uomo"
"Il mafioso è irrazionale perchè non agisce da uomo, negando con i suoi comportamenti violenti e delittuosi il fattore distintivo dell'uomo cheè la ragione e il concetto di legalita'". Questo uno dei commenti da parte di uno degli oltre tremila studenti che hanno partecipato all'indagine sulla percezione mafiosa condotta per il decimo anno dal Centro Studi Pio La Torre tra i ragazzi che partecipano al Progetto educativo antimafia promosso dal Centro e i cui risultati sono contenuti in un numero speciale della rivista "ASud'Europa" che sarà presentata venerdì, alle ore 11, al Teatro Biondo di Palermo, alla presenza del Capo dello Stato, in occasione della manifestazione per il 35esimo anniversario dell'uccisione di La Torre e Di Salvo. Sono stati 3061 gli studenti che hanno risposto alle quarantasette domande del questionario.
La sfiducia degli intervistati nei confronti della classe politica è elevata (84,5% nei confronti dei politici nazionali, 79,9% nei confronti di quelli locali) e il 47,27% ritiene che la mafia sia piu' forte dello Stato, e solo il 29,8% considera possibile sconfiggerla definitivamente. "Non c'e' differenza significativa tra i giovani del Centro-Nord e del Sud sulla percezione della corruzione delle classi dirigenti locali - sottolinea Vito Lo Monaco, presidente del Centro Pio La Torre -. La mafia è forte perchè si infiltra nello Stato che è più forte delle mafie solo per un 13% dei giovani. Ma la stragrande maggioranza dei giovani, oltre il 90%, ripudia la mafia e ritiene che sia più forte il rapporto tra mafia e politica. I giovani non si rivolgeranno a un mafioso o a un politico per un lavoro, assimilando l'uno all'altro.
Sul tema della fiducia svetta quella agli insegnanti (83%), seguono magistrati, forze dell'ordine, giornalisti, sindacalisti e per ultimi (sfiducia sopra l'80%) i politici locali e nazionali. I giovani del Meridione sono meno pessimisti dei loro colleghi del centro-nord riguardo all'esito della lotta alla mafia. Si vede che una storia più antica di lotta antimafia ha inciso sulla coscienza civile delle nuove generazioni. Se le mafie, dicono i giovani, possono influenzare l'economia delle proprie regioni, vanno colpite nei loro interessi economici, vanno contrastate la corruzione e il clientelismo, l'omertà e sostenere le buone politiche di cittadinanza".
Sulla percezione del rapporto tra fenomeno mafioso e mondo della politica, gli intervistati hanno dichiarato per il 41,18% di ritenerlo molto forte, il 48,72% abbastanza forte, debole il 4,27%, inesistente l'1,16% e non so il 4.66%. Un risultato che conferma la piena consapevolezza da parte dei ragazzi di quanto sia stretto il rapporto tra mafia e politica. Un do ut des di favori reciproci che i giovani hanno imparato a riconoscere e con i quali, sono consapevoli, dovranno scontrarsi in un'ottica di possibilita' per il proprio futuro professionale. Infatti, alla domanda se si ritiene che la presenza della mafia possa ostacolare nella costruzione del proprio futuro, ben il 32,32% ha risposto si', molto, il 28.24% si', poco, il 18.99% no, per niente e il 20.45% non so.
Emerge un senso d'impotenza e rassegnazione, che trova la massima espressione nella risposta alla domanda: "A tuo avviso, tra lo Stato e la mafia chi e' piu' forte?", dove il 47,27% ha risposto la mafia, mentre sono ugualmente forti il 27,86% e solamente il 13,49% dichiara di mostrare maggior fiducia nello Stato. Ancora piu' sconfortante e' il quadro che emerge dalle risposte alla domanda: "Secondo te, il fenomeno mafioso potra' essere definitivamente sconfitto?", dove la risposta no prevale sul si' anche quest'anno in maniera rilevante. In particolare: il 42,35% ha risposto no, il 29,8% si', mentre il 27,86% non so.
Il 74% degli studenti ritiene che la presenza mafiosa incida molto o abbastanza sull'economia della propria regione. La presenza della mafia e' considerata un forte ostacolo per la costruzione del proprio futuro dal 36% dei rispondenti di Sicilia, Calabria e Campania, dal 32% da quelli delle altre regioni meridionali e dal 24% da quelli delle regioni del Centro-Nord. Se nel complesso, infatti, il 42% del campione ritiene che il fenomeno non potra' essere definitivamente sconfitto, tale percentuale risulta nettamente piu' bassa nelle regioni di insediamento tradizionale, dove si attesta al 38% a fronte di oltre il 50% registrato nel Centro-Nord. Questa differenza e' significativa ed e' certamente influenzata dai successi conseguiti sul fronte antimafia negli ultimi anni, in particolare in Sicilia. D'altra parte, i giovani meridionali risultano piu' e meglio informati sul fenomeno mafioso dei loro coetanei settentrionali, e probabilmente anche per questo sono meno propensi a ritenere la mafia invincibile".