Stato-mafia, Rognoni: "Timori per l'invio di Dalla Chiesa a Palermo"
"Ci furono diversi mugugni e timori in seguito alla mia decisione di nominare super prefetto di Palermo il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa. A lamentarsi erano i parlamentari, anche del mio partito. Mi ricordo, in particolare, un incontro al Viminale con l'onorevole D'Acquisto". Lo ha detto Virginio Rognoni, esponente della sinistra DC, ex vice presidente del Csm e numerose volte ministro della Repubblica, deponendo nell'aula bunker del carcere Ucciardone di Palermo, al processo sulla trattativa tra Stato e mafia. "Ritenevo che la mafia dovesse essere combattuta soprattutto sul piano civile - ha ricordato il politico, ministro degli Interni dal 1978 al 1983 - in particolare sul riordino dello Stato. E c'era questa volonta' straordinaria del generale Dalla Chiesa di portare avanti tutto questo". Virginio Rognoni e' stato anche ministro della Difesa, dal gennaio 1990 al 28 giugno 1992, e ministro di Grazia e giustizia (1986/1987). Dopo l'omicidio di Carlo Alberto Dalla Chiesa (3 settembre 1982) e ancora prima di Pio La Torre (30 aprile dello stesso anno) mentre era ministro degli Interni, il Parlamento approvo', il 13 settembre 1982, la legge conosciuta come "Rognoni - La Torre", che introdusse il reato di associazione per delinquere di tipo mafioso nel codice penale italiano. "Ma a parte mugugni e preoccupazioni - ha proseguito di fronte alla Corte di assise, presieduta da Alfredo Montalto - nessuno mi chiese di modificare la legge Rognoni-La Torre".
"L'assassinio di Salvo Lima fu visto con molto sconcerto - ha ricordato ancora - eravamo nel pieno delle votazioni per l'elezione del presidente della Repubblica. Il governo segui' questa vicenda con grande preoccupazione". Il pm Nino Di Matteo (oggi in aula con Vittorio Teresi) ha chiesto se seppe di una nota che lanciava il rischio per Carlo Vizzini e Calogero Mannino. "Ricordo che si discusse e ci fu grande attenzione - ha risposto - ma no, non ricordo questa nota". Rognoni ha anche specificato di "non avere mai sentito di trattativa tra esponenti delle istituzioni e cosa nostra".