Nuovi gruppi a Camera e Senato, 50 con Mdp di Bersani e Speranza
Cinquanta in tutto: 36 alla Camera e 14 al Senato. A una settimana dall'addio al Pd, tanti sono i parlamentari che fondano Articolo 1 - Movimento democratici e progressisti. Uno in più del previsto al Senato, uno in meno alla Camera. Ma non è che un primo nucleo, scommettono: oggi "si incammina" un'avanguardia destinata a essere raggiunta da altri, soprattutto "se Renzi vincerà il congresso Pd". Nei prossimi giorni si daranno un simbolo, un coordinamento e riuniranno la prima assemblea nazionale, forse non a Roma. Poi faranno iniziative in ogni regione ed eventi tematici, per "ricostruire il campo largo del centrosinistra a partire dai territori e dal programma". Con l'auspicio e il tentativo in atto di unire le forze con Giuliano Pisapia e il suo Campo progressista. Una foto ricordo, scattata alla fine della prima assemblea del gruppo a Palazzo Madama, immortala la nuova 'gamba' su cui poggia il governo: Pier Luigi Bersani e Roberto Speranza sorridenti, al centro della 'pattuglia' di 14 senatori guidati dalla neo-capogruppo Maria Cecilia Guerra, il tesoriere Federico Fornaro e il viceministro Filippo Bubbico (c'è anche la viareggina Manuela Granaiola, sorpresa dell'ultima ora). Al Senato, dove il primo voto di fiducia al governo Gentiloni raccolse 169 sì (la maggioranza assoluta è di 161), i quattordici della sinistra sono ora determinanti. Ma non intendono, assicurano, far cadere il governo. "Siamo come sempre in Aula, leali", dice in serata Fornaro. "Ho votato 60 fiducie negli ultimi anni", rivendica Miguel Gotor. "Responsabilità, non avventura", dice Speranza: Gentiloni vada avanti fino al 2018. Insomma, ha ragione - secondo i DemProg - Anna Finocchiaro quando dice che per "paradosso" ora il governo è più forte, ha torto Luigi Zanda quando dice che è a rischio. Per fare un esempio, ora dovranno essere ridistribuiti i posti nelle commissioni e, per "paradosso", la sinistra non avrà più tre posti, ma solo uno o al massimo due nella delicata Affari costituzionali: il Pd sarà più forte. E anche alla Camera, sottolineano, entrano di fatto in maggioranza (anche se sulla fiducia si tengono per ora le mani libere) i sedici ex di Sel. Il gruppo della Camera, che comunque non è determinante per la tenuta del governo, sceglie come presidente l'ex cuperliano Francesco Laforgia. E' composto da 18 ex Pd (tra cui Bersani ed Epifani), 16 ex Sel (all'ultimo si sfila Gianni Melilla) e due deputati del Misto (Zaccagnini, ex M5s, e Formisano, ex Idv). Si dovrà mantenere l'equilibrio tra le due componenti (Ciccio Ferrara, ex Sel, sarà vicecapogruppo vicario, Danilo Leva, ex Pd, tesoriere). E su un tema come i decreti sicurezza già si annunciano visioni contrapposte. Ma su altri temi, come il lavoro e la scuola, Mdp si annuncia compatto nel chiedere al governo di "raddrizzare" alcune scelte. Guerra annuncia che nei prossimi giorni incontreranno Paolo Gentiloni e il presidente Mattarella. Intanto Laforgia vede i lavoratori di Almaviva e partecipa a una manifestazione per lo ius soli. Sul lavoro la richiesta al governo è fissare la data del referendum sui voucher: Mdp, che in Parlamento si batterà per una correzione dello strumento, è pronto a fare campagna con la Cgil per cancellare la riforma renziana. E poi c'è l'ambizione più alta di dare da sinistra risposte sull'Europa e l'austerità. Prima, però, bisognerà risolvere qualche 'bega' con il Pd: non solo la contesa sul nome Democratici progressisti che appartiene a una lista pugliese, ma anche una battaglia sui posti in Aula. Mdp vorrebbe stare a sinistra del Pd, i Dem non vogliono cedere e così potrebbero finire in piccionaia. "Aggrediamo questo spazio politico: restituiremo a tantissimi elettori del centrosinistra la voglia di fare politica", dice Speranza. Che l'11 marzo potrebbe partecipare all'iniziativa di Pisapia a Roma. Il tentativo è costruire da subito con l'ex sindaco di Milano un percorso comune. Per ora però l'ex sindaco, che questa settimana è a Cuba, prosegue per la sua via, con il percorso 'dal basso' e un profilo autonomo rispetto ai partiti.