"Giustizia per Taranto", un migliaio a corteo ambientalista
Un migliaio di persone circa sono partite intorno alle 10 in corteo per la manifestazione "Giustizia per Taranto" indetta da vari movimenti e associazioni per sollecitare la chiusura delle fonti inquinanti con riferimento all'Ilva, la bonifica dell'area urbana e un patteggiamento giudiziario da parte delle societa' coinvolte nel processo "Ambiente Svenduto", in corso a Taranto in Corte d'Assise, che non sia penalizzante per la citta' e per le richieste delle parti civili gia' costituite, che sono quasi un migliaio. Pochi striscioni, molto evidente uno al centro del corteo con la scritta "Taranto senza Ilva", e fra gli slogan urlati c'e' quello di "Taranto Libera". Rumorosa, poi, la presenza di un gruppo di un centinaio di giovanissimi, che si sono definiti al megafono "Gli studenti di Taranto" e che sono arrivati nella piazza da dove il corteo si e' mosso, al suono dei tamburi. Notati fra i partecipanti lo scrittore Pino Aprile e l'ex leader dei Verdi, Angelo Bonelli, gia' consigliere comunale a Taranto. La scelta di fare la manifestazione oggi e' a pochi giorni di distanza dalla ripresa del processo in Corte d'Assise l'1 marzo. Nel processo ci sono 47 rinviati a giudizio, 44 persone fisiche e tre societa': Ilva, Riva Fire e Riva Forni Elettrici. Che poi sono le societa' che chiedono di patteggiare in base alla legge sulla responsabilita' amministrativa delle imprese. Nell'udienza dell'1 marzo Ilva e Riva Forni Elettrici - rimasta quest'ultima al gruppo Riva mentre Ilva, in amministrazione straordinaria, e' da giugno 2013 affidata ai commissari nominati dal Governo - dovrebbero definire il loro patteggiamento e quindi uscire dal processo "Ambiente Svenduto". Per Riva Fire, divenuta da alcuni mesi "Partecipazioni Industriali", entrata anch'essa in amministrazione straordinaria e affidata agli stessi commissari Ilva, e' invece da vedere se l'1 marzo proporra' il patteggiamento. L'ex Riva Fiere era intenzionata a un passo analogo, tant'e' che nell'udienza del 17 gennaio in Assise ha chiesto al collegio giudicante un rinvio all'1 marzo per definire l'istanza, solo che nel frattempo la situazione si e' complicata. La Corte del Jersey, infatti, non ha ancora svincolato i soldi all'estero dei Riva (un miliardo e 300 milioni), il Tribunale federale di Losanna, conseguentemente, ha preso tempo e rinviato l'udienza - la Magistratura svizzera e' l'interlocutrice della Procura di Milano che ha disposto il sequestro dei soldi dei Riva custoditi nei trust esteri -, mentre il gip di Milano, nelle scorse settimane, ha giudicato incongrua la base del patteggiamento proposto dai Riva per un processo che li riguarda a Milano. Base del patteggiamento comprensiva appunto del rientro in Italia del miliardo e 300 attualmente all'estero. La manifestazione in corso di svolgimento, come sottolineano i promotori, chiede "che quei soldi costituiscano un anticipo per fermare la contaminazione di Taranto, a partire dalla messa in sicurezza della falda acquifera che, da sotto ai parchi minerali, trasporta gli inquinanti fino al Mar Piccolo e ai pozzi di tutto il circondario, con rischio di contaminazione della catena alimentare. L'intervento - si afferma - rientrerebbe nei piani ambientali e sarebbe percio' coerente con quanto previsto dal Governo, che pero' non vi sta provvedendo, ne' pare lo stia pretendendo dagli acquirenti. E' un obbligo di legge - concludono i promotori della manifestazione tarantina -, tant'e' vero che gia' nel 2011 il ministero dell'Ambiente intimo' quest'operazione ai Riva che allora gestivano lo stabilimento".