Corte dei Conti: "Uso scorretto dei soldi da parte dei gruppi politici"
"E' un principio indefettibile che si debba dare conto di quello che si spende. Non si può dire questi soldi sono miei. Il denaro pubblico non può in alcun modo essere finalizzato a una spesa personale. Abbiamo riscontrato questi reati". E' quanto afferma Luciana Savagnone, presidente della sezione giurisdizionale della Corte dei Conti in Sicilia, parlando con i giornalisti dell'inchiesta sui gruppi parlamentari dell'Assemblea regionale siciliana a margine dell'inaugurazione dell'anno giudiziario. Il magistrato contabile ha confermato che l'indagine sulle spese dei gruppi ha portato a riscontrare reati che riguardano un uso scorretto di denaro pubblico e ha affermato:"Abbiamo riscontrato anomalie nella spesa: contributi spesi per finanziare la sede del partito, che non sono in alcun modo ammessi. C'è un gruppo parlamentare misto composto da tanti soggetti che appartengono a partiti diversi. Non è ammissibile che ciascuno finanzi il proprio partito. E' evidente che la finalità è stata un'altra". "Ci siamo occupati nelle nostre sentenze - ha aggiunto - in particolare del contributo unificato destinato ai gruppi parlamentari, quel contributo mensile erogato in relazione ai componenti che deve servire al mantenimento del gruppo, ma i gruppi sono stati destinatari di una serie di altri contributi per portaborse, per i dipendenti stabilizzati, il singolo parlamentare ha un rimborso spese anche per l'informatica. Questo contributo unificato deve pertanto servire esclusivamente al funzionamento e così non è stato". Su questa linea Giuseppe Aloisio procuratore regionale della Corte Conti: "L'utilizzo dei soldi pubblici e dei costi della politica ci hanno impegnato non poco in questi ultimi anni. Mi riferisco alle sentenze sui capogruppo dell'Ars per i fondi utilizzati non per scopi istituzionali o anche dei consiglieri comunali di Catania o tutto il filone della Formazione. Abbiamo iniziato nuove istruttorie concluse con la citazione dei consiglieri comunali di Canicattì per una percezione indebita dei gettoni di presenza. Il danno e' di 360 mila euro e questo caso ha dato vita a numerose istruttorie che porteranno a nuove citazioni".