Contadini vessati dalla mafia, 9 persone fermate tra Cesarò e Bronte
Le mani dei clan sui Nebrodi per togliere, con minacce e aggressioni, terreni a contadini e poter accedere così ai contributi per l'agricoltura dell'Unione europea senza la certificazione antimafia. Un modo per tentare di aggirare il cosiddetto Protocollo di legalità, 'ideato' dal presidente del parco dei Nebrodi Giuseppe Antoci. E' quanto emerge dall'operazione dei carabinieri del Ros, che la notte scorsa hanno azzerato i vertici delle cosche di Cesarò (Messina) e Bronte durante una operazione antimafia coordinata dalla Dda della Procura di Catania, che ha disposto il fermo di nove indagati, tra cui i presunti capi dei due gruppi, Giovanni Pruiti e Salvatore Catania. L'udienza di convalida del provvedimento, presentato oggi al Gip di Catania, si dovrebbe tenere venerdì prossimo. I contadini venivano costretti a cedere i loro terreni e le cosche potevano così aggirare le restrizioni previste dal protocollo voluto dal presidente del Parco dei Nebrodi. Proprio i clan locali sarebbe i mandanti dell'agguato ai danni dello stesso Antoci, avvenuto l'anno scorso: la sua auto blindata fu raggiunta da diversi colpi di fucile lungo la strada che unisce San Fratello e Cesarò ma il presidente rimase miracolosamente illeso. "E' un duro colpo assestato ad importanti famiglie mafiose. Apprendo inoltre che tutto questo è collegato agli effetti scaturiti dal Protocollo di Legalità" ha commentato Antoci, che due mesi fa è stato nominato Ufficiale al merito della Repubblica dal Capo dello Stato Mattarella. "Sono contento che il percorso di legalità e sviluppo che stiamo portando avanti continua e che stiamo liberando la Sicilia da un malaffare che durava da anni e che toglieva dignità agli agricoltori ed allevatori onesti". Anche il senatore del Pd Giuseppe Lumia, componente della Commissione parlamentare antimafia, ha espresso soddisfazione per l'operazione: "La mafia dei terreni ricca, potente e collusiva subisce un altro duro colpo che raggiunge i vertici di Cosa nostra presenti a Bronte, con l'arresto del boss Catania, e a Cesarò, con l'arresto di Giovanni Pruiti che, all'indomani dell'attentato a Giuseppe Antoci, avevo denunciato apertamente proprio in quel Comune e con diverse interrogazioni parlamentari". Intanto, a Palermo, la Corte d'assise d'appello del capoluogo dell'Isola ha sospeso i termini di custodia cautelare per 23 tra boss ed estorsori delle cosche palermitane. Per 14 di loro sarebbero scaduti il 19 febbraio, con l'inevitabile conseguenza della loro scarcerazione. (ANSA).