Decorrenza dei termini, i giudici di Palermo: restano in carcere i 14 boss
a Corte d'assise d'appello di Palermo ha sospeso i termini di custodia cautelare per 23 tra boss ed estortori delle cosche palermitane. Per 14 di loro sarebbero scaduti il 19 febbraio, quindi il rischio scarcerazione era imminente. A presiedere il collegio è stato il giudice Fabio Marino.
La decisione della corte d'assise d'appello scongiura, almeno per il momento, visto che sul provvedimento i legali degli imputati faranno comunque ricorso al tribunale del Riesame, il rischio che possano tornare liberi mafiosi e gregari dei clan di Bagheria e Altavilla Milicia condannati nel 2015 dal gup. A determinare il pericolo di una scarcerazione di massa è stato il tardivo deposito delle motivazioni della sentenza di primo grado. Il giudice, che già aveva avuto una proroga dei termini per il deposito, in prossimità della scadenza della custodia cautelare, ha chiesto al presidente del tribunale una seconda proroga e a seguito di questa ha sospeso i tempi di decorrenza del carcere preventivo. Una decisione bocciata dal tribunale del Riesame che ha ritenuto illegittime sia la proroga sia il congelamento dei termini. A quel punto è cominciata una corsa contro il tempo: la procura generale si è rivolta alla corte d'assise d'appello, chiamata a celebrare il processo di secondo grado, chiedendo la fissazione di un'udienza apposita in cui discutere la sospensione dei termini, nell'impossibilità di procedere in corso di dibattimento d'appello fissato per il 22 di maggio, quando i boss, cioè, sarebbero stati liberi ormai da mesi. Superando una serie di eccezioni dei legali, la corte oggi ha deciso. La sospensione riguarda 23 dei 25 imputati. Due sono già liberi. Quelli per cui era imminente la scarcerazione erano 14. Tra loro un ergastolano.