Ragusa, tratta di esseri umani: sei persone finiscono in carcere
Un gruppo di nigeriani, considerato il terminale in Italia di un'organizzazione che gestiva una tratta di loro connazionali, comprese giovanissime minorenni da avviare alla prostituzione a loro insaputa, è stato sgominato da un'operazione della polizia di Stato di Ragusa, coordinata dalla Dda della Procura di Catania. Sono sei le persone fermate dalle squadre mobili del capoluogo Ibleo e di Padova. Due di loro erano ricercati in esecuzione di un mandato di cattura europeo emesso dal Belgio. Tre dei fermati sono indagati per tratta di persone umane, compresi minorenni, e favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, uno per la tratta di una connazionale minorenne, e due per traffico di stupefacenti connesso alla tratta umana. I fermi sono stati convalidati dal Gip di Padova che ha emesso cinque ordinanze di custodia in carcere, escludendo una donna madre di una bambina piccola.
I fermati sono Mondey Idhen, di 37 anni, l'omonimo e coetaneo Godmin Idehen, e la moglie di quest'ultimo, Osazee Egbenayaliya, di 29 anni, ai quali è contestato il reato associazione per delinquere, tratta di connazionali, anche di minore età e favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. La coppia era destinataria anche di un mandato di cattura europeo, per lo stesso reato, emesso dal Belgio. Fermati anche Usas Harison, di 31 anni, indagato per la tratta di una minorenne; e Lucky Aiyeki, di 35 anni, e Nosa Uriah, di 25, accusati di spaccio di stupefacenti connesso al traffico di esseri umani. I sei sono stati fermati dalla polizia di Stato a Padova, su disposizione della Dda della Procura di Catania su indagini della squadra mobile di Ragusa. Il provvedimento è stato eseguito il 17 gennaio scorso, ma la notizia si è appresa soltanto dopo la convalida del Gip di Padova che ha emesso cinque ordinanze di custodia in carcere e disposto per la donna, per problemi familiari, gli arresti domiciliari. L'inchiesta 'Broken chains' (Catene spezzate) era stata avviata dopo l'arrivo a Pozzallo, nel Ragusano, nel maggio del 2016, di una migrante nigeriana minorenne che aveva rivelato di essere stata portata in Italia da un'organizzazione di trafficanti di essere umani con la promessa di un lavoro, ma che in realtà era destinata alla prostituzione su strada per 'metterle a reddito'. Intercettazioni e indagini hanno permesso di accertare che a Padova operava un gruppo di nigeriani che era il terminale per l'Italia e il Nord Europa di un'organizzazione internazionale che 'gestiva' un traffico di esseri umani e di immigrazione clandestina. I guadagni, compresi quelli provenienti dal traffico di droga, venivano reinvestiti nell'arrivo di altre 'vittime' che erano 'stoccate', come se fossero merce, in Libia, dove si trattava il 'prezzo' per la loro partenza, e dove giovanissime e minorenni erano anche vittime di violenze sessuali.