Sanità, "introvabile un farmaco salvavita": l'appello di un paziente
"Un farmaco, lo Zentel, ha mantenuto finora in letargo la mia malattia permettendomi di sopravvivere, ma da agosto questa medicina è introvabile e rischio la morte da un giorno all'altro: aiutatemi!". L'appello giunge da un pensionato 80enne di Gela, ex dipendente del petrolchimico Eni, affetto da "Echinococcosi Cistica" (o idatidosi cistica), una malattia parassitaria che si trasmette, tramite un protozoo, dai cani agli ovini, ai caprini, ai bovini e da questi all'uomo, riuscendo, anche se raramente, a causarne il decesso per shock anafilattico, come anni fa è accaduto a un giovane di Gela e a una ragazza di Piazza Armerina (Enna). Si manifesta con cisti che scoppiano e si moltiplicano al fegato, ai polmoni e nel resto del corpo. In Italia i pazienti colpiti da questa patologia sarebbero circa quattromila, tutti a rischio come il pensionato gelese, perchè il Italia lo "Zentel compresse di 400 mg", che blocca la malattia, non si trova nemmeno nella farmacia del Vaticano e non esistono farmaci equivalenti o similari. Solo sei farmacie sparse in varie regioni italiane oggi risultano averne ancora, come residui di giacenza, una o due confezioni, da tre compresse ciascuna, sufficienti perciò per pochi giorni visto che la posologia è di una pillola ogni 24 ore. Per questi pazienti lo Zentel è un farmaco salvavita. Lo produce e lo commercializza la GlaxoSmithKline S.p.a, che per motivi aziendali, ne ha sospeso la produzione. Gino Tomasini, responsabile dell'ufficio comunicazioni esterne della Glaxo di Verona conferma il fermo della linea produttiva "come da comunicazione - dice - da noi data a settembre all'Agenzia italiana del farmaco (Aifa)". Ed annuncia la ripresa della produzione per marzo prossimo. Nessuno però indica soluzioni alternative per gli ammalati. Farmacisti e commercianti del settore appaiono scettici sul ritorno dello Zentel. "Secondo noi è una questione di mercato - dice il dottor Angelo Salafia di Gela - perchè alle aziende farmaceutiche non conviene impegnare risorse in produzioni modeste di farmaci per patologie che hanno bassa incidenza sulla popolazione".