Corsi d'oro, a Messina condannato a 11 anni il deputato nazionale Genovese
I giudici della Prima sezione penale del Tribunale di Messina hanno condannato a 11 anni il parlamentare nazionale Francantonio Genovese, imputato nel processo "Corsi d'oro 2", con l'accusa di essere il perno del sistema di gestione della ingente mole di risorse regionali per la formazione professionale. Al momento della lettura della sentenza era assente il parlamentare ex Pd oggi in Forza Italia. Due anni e mezzo, invece, al cognato del parlamentare Francesco Rinaldi, che ha seguito lo stesso tragitto politico, presidente del collegio dei deputati questori dell'Assemblea regionale siciliana. La decisione dopo circa dieci ore di camera di consiglio, iniziata intorno alle 10.15. La presidente Silvana Grasso e i giudici a latere Massimiliano Micali e Maria Pina Scolaro hanno dunque accolto la richiesta dei pubblici ministeri Sebastiano Ardita, Fabrizio Monaco e Antonio Carchietti, per l'imputato 'eccellente'; per Rinaldi, invece, la richiesta era stata di 5 anni e 6 mesi. Francantonio Genovese dovra' pure pagare una multa di 20.000 euro; disposte la confisca dei beni in precedenza sequestrati e l'interdizione - anche per Rinaldi - dai pubblici uffici. Il Tribunale di Messina ha inoltre condannato le mogli dei deputati: le sorelle Chiara ed Elena Schiro', rispettivamente a 3 anni e 6 mesi e 6 anni e mezzo; Salvatore Lamacchia a due anni, Roberto Giunta 5 anni e sei mesi, Domenico Fazio 1 anno e tre mesi, Elio Sauta sei anni e sei mesi, Giovanna Schiro' 2 anni e tre mesi, Stefano Galletti 3 anni e sei mesi, Giuseppina Pozzi 2 anni, Liliana Imbesi 1 anno e 4 mesi, Concetta Cannavo' 2 anni, Natale Lo Presti 3 anni, Graziella Feliciotto 4 anni e sei mesi, Carmelo Capone e Natale Capone tre anni, Orazio De Gregorio 2 anni e sei mesi, Antonino Di Lorenzo 1 anno e 4 mesi Carmelo Favazzo 3 anni e tre mesi. Assolti Paola Piraino, Francesco Buda e Salvatore Natoli. "Questo processo e' stato possibile - ha detto il procuratore aggiunto Sebastiano Ardita - grazie a un procuratore come Guido Lo Forte e che ha dato l'esempio di come si affronta il lavoro senza mai temere le conseguenze".