Mafia, sequestro e confisca di beni a Catania per 5 milioni di euro
Beni per un valore complessivo di cinque milioni di euro, ritenuti riconducibili a esponenti di Cosa nostra, sono stati sequestrati e confiscati dalla divisione Anticrimine della polizia di Stato di Catania. I provvedimenti sono stati emessi dalla sezione Misure di prevenzione del Tribunale su proposta del Questore del capoluogo etneo, Marcello Cardona. Sigilli sono stati posti a beni mobili, conti correnti e anche a denaro contante. Interessati anche noti e storici esercizi pubblici di Catania.
Sono di due presunti esponenti di Cosa nostra, Luciano Salanitro, di 50 anni, ritenuto collegato alla cosca Santapaola-Ercolano, e Cosimo Tudisco, di 43 anni, presunto esponente del clan Cappello, i beni per un valore complessivo di cinque milioni di euro sequestrati e confiscati dalla divisione Anticrimine della Polizia di Stato di Catania. Tra i beni interessati uno storico ritrovo di Catania, l'"Etna bar'". I provvedimenti sono stati emessi dalla sezione Misure di prevenzione del Tribunale su proposta del Questore del capoluogo etneo, Marcello Cardona. Un provvedimento ha interessato un'impresa e di denaro contante per complessivi due milioni di euro riconducibili a Salanitro. Il decreto ha confermato un precedente provvedimento di sequestro emesso nel Luglio del 2015 e disposto ex novo il sequestro e la confisca altri due beni immobili che erano già stati indicati nell'originaria proposta della Questura. L'"Etna bar" fa parte dei beni, per più di 3 milioni di euro, riconducibili a Tudisco sequestrati con un secondo provvedimento, eseguito nei confronti di beni mobili ed immobili, società ed imprese conti e depositi bancari e postali intestati. Il provvedimento di sequestro, ai fini della futura confisca, ha in questo caso interessato la società World Games srl, una annessa rivendita di tabacchi, una pizzeria, un bar e una ludoteca. Sequestrato anche il 50% delle quote del capitale sociale della s.r.l. "World of cars group" di Catania. In esecuzione degli stessi decreti sono stati sequestrati diversi rapporti bancari e postali intestati a Tudisco, o a lui riconducibili. Secondo quanto accertato, inoltre, Tudisco avrebbe avuto la disponibilità diretta o indiretta di beni immobili, società e aziende frutto di investimenti e articolate operazioni finanziarie di dubbia liceità. Secondo gli investigatori, nonostante fosse detenuto, Tudisco è riuscito a gestire le attività economiche a lui riconducibili attraverso la sua convivente, Rosaria Lanzafame, la quale gli faceva regolarmente visita in carcere per i colloqui