Palermo, insegnante insultò un alunno: Ministero condannato
Insultò un alunno in classe davanti ai compagni con frasi "sei uno stronzo, sei un cretino, ti senti un c... e mezzo, sei un rompic... non sei adatto a questa società". Dopo aver appreso quanto accaduto dal figlio che frequentava il primo anno nel liceo scientifico 'Cannizzaro' a Palermo, i genitori inviarono due esposti all'istituto e all'Ufficio scolastico regionale. Acquisita la relazione degli ispettori ministeriali che ascoltarono la docente e gli altri studenti che confermarono gli epiteti, i genitori tre anni fa fecero causa al ministero che ora è stato condannato dalla prima sezione civile del Tribunale di Palermo, a risarcire il ragazzo e i familiari per i danni morali e in parte patrimoniali. Per l'avvocato Salvatore Ferrara, legale dei genitori del minorenne, "la sentenza è importante per due aspetti: riconosce la responsabilità per gli abusi dell'insegnante e soprattutto riconosce anche ai congiunti il diritto al risarcimento del danno in base al principio della solidarietà familiare". Per il legale si tratta di "un precedente innovativo sebbene accennato in obiter dictum dalla Cassazione nel 2002". Il ministero non ha fatto ricorso alla sentenza emessa dal giudice Carmela Caranna, divenuta quindi esecutiva. Il ministero è stato condannato a pagare 5 mila euro per metà al minore e per l'altra metà in favore dei genitori come danno morale. Dovrà anche risarcire 1.806 euro ai genitori come corrispettivo della retta che pagarono per l'iscrizione del figlio in un liceo privato. In seguito all'episodio, infatti, il ragazzo fu costretto a cambiare istituto in pieno anno scolastico.
L'episodio avvenne il 20 febbraio di tre anni fa. L'alunno, all'epoca 14 anni, si era avvicinato alla cattedra per chiedere all'insegnate chiarimenti sul voto ricevuto in un compito, tornando al suo posto inciampò sullo zaino di un compagno. A quel punto, come ricostruito dagli ispettori ministeriali e dal Tribunale di Palermo, la docente rivolse nei confronti del ragazzo le frasi ingiuriose. Costituendosi in udienza, il ministero prendeva atto dell'accaduto ma rilevava come avesse risposto tempestivamente con una ispezione e con conseguenti misure disciplinari nei confronti dell'insegnante, opponendosi comunque alla quantificazione del risarcimento danni. Dopo avere saputo dell'accaduto, il genitore del ragazzo aveva scritto una lettera all'allora ministro dell'Istruzione Maria Chiara Carrozza, che qualche giorno dopo però lasciò l'incarico a Stefania Giannini. Per le conseguenze morali subite dal figlio, i genitori furono costretti a fargli cambiare scuola, iscrivendolo in un liceo privato, l'unico che accettò di prendere in carico il ragazzo nel pieno dell'anno scolastico.