Ieri sera nei saloni del Mineouno
L'onorevole del "No" a Siracusa, il faccia a faccia di Bersani con i cittadini
Volti noti della politica della provincia di Siracusa, esponenti del Pd ma anche dell'opposizione, intellettuali, il popolo del "No" gremisce i saloni del Mineouno a Siracusa. Molti sono in piedi: si aspetta Pierluigi Bersani, in sottofondo “Bella ciao” nella versione dei Modena City Ramblers, unico argomento Renzi e la sua politica, disgregante, il partito diviso, lo spettro della scissione.
L'onorevole del "No" arriva e alle domande dei giornalisti tiene a precisare che questa sera discuterà non solo dei motivi per cui il 4 dicembre bisogna votare No al referendum costituzionale ma anche di lavoro, dei dubbi su come si riuscirà a garantire un’occupazione alle nuove generazioni, “perché bisognerebbe occuparsi di questo giorno e notte”.
L’incontro è preceduto dagli interventi di Bruno Marziano e Giuseppe Zappulla che hanno illustrato all’auditorio le politiche attuate da questa parte di minoranza del Pd in ambito regionale e nazionale. Bersani segue con attenzione e inizia un colloquio con il pubblico durato un’ora e trenta: “Un governo elabora e impone una legge elettorale, e ci mette la fiducia: la prima cosa non ha precedenti, la seconda ne ha di inquietanti; vengono buttati fuori dalla Commissione coloro che non erano d’accordo: Il governo annuncia al mondo, cosa che non riuscirò ad accettare, che l’Italia è di fronte a un appuntamento epocale, che è su un crinale, offrendo uno spazio a tutti quelli che ci vogliono male o vogliono approfittare dei nostri problemi sia sul piano politico che sul piano economico.”
Questo l’esordio, volto a mettere in luce quelli che per la minoranza del Pd sono grandi errori: considerare il Referendum una sorta di plebiscito a favore del governo, quando, citando Calamandrei, Bersani ritiene che in tema di riforme costituzionali “i banchi del governo dovrebbero essere vuoti” e l’intromissione di paesi esteri nelle vicende della politica italiana. Un modo di fare politica attraverso propaganda e falsi messaggi che porterà solo alla divisione all’interno del paese, qualsiasi esito avrà il voto. E la divisione nasce dal non accettare, secondo l’esponente Pd, l’esistenza all’interno del partito di un’area che non è convinta della linea seguita dalla maggioranza, area che si vorrebbe buttar fuori.
La seconda parte del colloquio verte sui problemi sociali: disoccupazione, sulla stagnazione economica, sull’aumento del debito pubblico, temi cari all’elettorato di sinistra e si conclude con la previsione degli scenari. Vincerà il sì? Si inizierà immediatamente a discutere su quale forza vincerà le politiche, attirando l’attenzione mondiale su chi prenderà in mano il paese:
Vincerà il no? Pensare a una legge elettorale diversa continuando a governare con Renzi, Alfano e il suo governo.
La scissione sembra lontana, dunque, per chi come Bersani, esponente di una politica non urlata ha creduto e crede in un Partito che deve recuperare la sua matrice ulivista.
“Se non credessi nel Pd che altre soluzioni ci sono in giro?”, questo il suo saluto.