Depositati dalla Procura
Palermo, processo Stato-mafia: agli atti l'interrogatorio di Ciampi nel 2010
La Procura di Palermo ha depositato agli atti del processo sulla cosiddetta trattativa Stato-Mafia i verbali di interrogatorio reso dall'ex presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, davanti ai magistrati del capoluogo, a dicembre del 2010. Il deposito è avvenuto questa mattina in udienza e si è reso necessario dopo la morte dell'ex Capo dello Stato, avvenuta il 16 settembre scorso. Sei anni fa Ciampi venne sentito in particolare sul contenuto di un'intervista da lui rilasciata alla stampa a proposito degli attentati mafiosi a San Giovanni Laterano e San Giorgio in Velabro a Roma il 27 luglio del 1993. Mentre esplodevano le bombe il centralino di Palazzo Chigi - Ciampi all'epoca era Premier - rimase isolato: una notte drammatica in cui - disse l'ex Capo dello Stato ai giornali - ebbe il timore che si fosse davanti a un imminente Colpo di Stato. Ciampi venne poi interrogato sulla mancata proroga, sempre nel '93, di una serie di provvedimenti di 41 bis e sulla decisione di sostituire al vertice del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria di Nicolò Amato con Adalberto Capriotti. Fatti che la Procura di Palermo legge come segnali distensivi lanciati dalle istituzioni a cosa nostra negli anni della cosiddetta trattativa. pm hanno chiesto anche alla corte di richiedere al Quirinale le agende di Ciampi che contengono le sue annotazioni al tempo in cui era presidente del Consiglio dei ministri e quindi quelle degli anni 1993 e 1994. "Il presidente - ha affermato il pm Nino Di Matteo - aveva precisato che molti degli argomenti su cui veniva interrogato potevano essere oggetto di annotazioni personali nelle sue agende. 'Potrebbe essere utile - aveva detto - consultare le mie agende del tempo tuttora custodite alla biblioteca del Quirinale". La corte ha acquisito, con l'accordo dei difensori, i verbali dell'interrogatorio di Ciampi.
IL CAPITANO "ULTIMO" SI AVVALE DELLA FACOLTA' DI NON RISPONDERE
Sergio De Caprio, il capitano "Ultimo" che catturò Totò Riina, si è avvalso della facoltà di non rispondere al processo sulla trattativa Stato-mafia dove era stato chiamato a deporre. De Caprio è infatti indagato in procedimento connesso. La Corte d'Appello di Palermo, nella sentenza in cui vennero assolti Mario Mori e Mauro Obinu, aveva trasmesso alla procura gli atti del processo relativi alle deposizioni in aula di sei carabinieri tra cui Sergio De Caprio, perché si valuti se abbiano commesso falsa testimonianza. I militari avevano deposto in appello su una vicenda accaduta nel '93 a Terme Vigliatore, dove i carabinieri del Ros, sostenendo di aver scambiato un cittadino per un latitante, si lanciarono in un inseguimento e in una sparatoria. Secondo l'accusa sarebbe stata una manovra per avvertire il boss ricercato Nitto Santapaola della presenza di investigatori vicino al suo nascondiglio, mentre il Ros ha sempre sostenuto la tesi dell'errore che, evidentemente, non ha convinto la corte.