L'area Dem non vota
Italicum, passa la mozione della maggioranza a Montecitorio ma il Pd si spacca
La Camera approva con soli 293 voti la mozione di maggioranza sull'Italicum, che parlamentarizza il dibattito sulle modifiche alla legge elettorale. Il testo è passato senza il sì delle minoranze del Pd che non hanno partecipato al voto, benché anch'esse chiedano di cambiare l'Italicum. Si tratta dunque di una delle giornate più enigmatiche della legislatura che di fatto rinvia ogni confronto reale sul tema a dopo il referendum costituzionale. L'Aula di Montecitorio è stata chiamata a discutere sulle possibili modifiche all'Italicum da una mozione di Sinistra Italiana che probabilmente era irricevibile: con essa infatti "la Camera impegna se stessa e i propri organi" a cambiare l'Italicum che avrebbe "evidenti profili di incostituzionalità". La mozione avrebbe fatto dunque dichiarare alla Camera di aver approvato un anno fa una legge di evidente incostituzionalità. Ma l'obiettivo di Sinistra Italiana era di gettar scompiglio nelle file del Pd e l'obiettivo è stato raggiunto. Il capogruppo Dem, Ettore Rosato (così come il governo) avrebbe preferito bocciare la mozione di Sel e chiuderla lì; ma Ap ha chiesto di presentare una mozione di maggioranza e ciò ha costretto il Pd ad accettare la richiesta degli alleati. Con essa "la Camera si impegna ad avviare una discussione" sull'Italicum "al fine di consentire ai diversi gruppi parlamentari di esplicitare le proprie eventuali proposte di modifica della legge elettorale vigente e valutare le possibili convergenze". Un invito alle opposizioni a "scoprire le carte", come ha detto in Aula Rosato. Le minoranze del Pd, cioè le correnti di Roberto Speranza e Pierluigi Bersani da una parte e di Gianni Cuperlo dall'altra hanno giudicato troppo vaga la mozione e non hanno partecipato al voto. Bersani, che in mattinata ha parlato di documento vuoto, ha chiesto una iniziativa del governo come avvenne per l'Italicum. I bersaniani nelle dichiarazioni hanno rilanciato il Mattarellum, un sistema che metterebbe d'accordo tutto il Pd ma che è osteggiato da tutti gli altri partiti. Ap, con Dore Misuraca, ha spiegato che vorrebbe togliere il ballottaggio dall'Italicum e prevedere un premio di maggioranza di 90 seggi al partito vincente, se esso supera il 35%. Tra le opposizioni solo M5s, con un proprio documento, ha detto che legge vorrebbe: un proporzionale puro con preferenze, simile a quello vigente in Italia dal 1946 al 1992. Tutto il centrodestra (Fi, Lega e Fdi) ha invece presentato una mozione che impegna la Camera a modificare l'Italicum "in tempi strettissimi", però solo dopo il referendum. Nei loro interventi le opposizioni, da Renato Brunetta ad Arturo Scotto di Si, da Fabio Rampelli di Fdi a Cristian Invernizzi della Lega e a Federica Dieni di M5s, si sono detti sicuri che il referendum boccerà la riforma costituzionale mandando a casa Renzi. A quel punto non sarebbe più lui a dar le carte e, come ha detto Brunetta "saranno gli elettori a cancellare l'Italicum". Alla fine l'Aula ha approvato la mozione della maggioranza che apre il percorso parlamentare della possibile riforma dell'Italicum, ma le opposizioni che hanno questo obiettivo hanno votato contro. La mozione del centrodestra che rinvia il confronto a dopo il referendum è stata respinta (come quelle di Si e di M5s). Ma nei fatti il rinvio del dibattito sulle modifiche a dopo il referendum è sempre nell'aria: Ammesso che ciò sarà possibile, perché oggi non si è visto quale proposta alternativa all'Italicum potrebbe avere i numeri alla Camera e soprattutto al Senato.