La scomparsa di Peppe Drago
Le “forche caudine” tra rispetto della morte e ipocrisia
E’ facile l’elogio di una persona scomparsa. Lo si fa per rispetto alla morte, nella maggior parte dei casi. Lo si fa, anche, per convenienza perché colui di cui si tessono le lodi non può controbattere a quelle che, fino a qualche giorno prima, sarebbero state classificate come frasi ipocrite. Sono le “forche caudine” da cui tutti dobbiamo passare quando non potremo più ringraziare chi dice bene di noi e non potremo smentire chi afferma falsità. Il teorema diventa ancora più “crudele” nel caso dei politici: nei loro confronti le critiche e gli apprezzamenti, già in vita, sono in continuo conflitto.
La morte di Peppe Drago ci esime, però, da questi dubbi in merito alla sua azione politica. L’ex presidente della Regione – lo ammisero i suoi stessi avversari, rappresentò, nel panorama siciliano (e non solo) un modello innovativo perché riuscì ad andare oltre i soliti schemi del piccolo provincialismo dei partiti per pensare ad una Sicilia proiettata al futuro e all’ambito euro mediterraneo. Basterebbe pensare alla creazione del Distretto turistico del Sud Est che ha letteralmente cambiato il volto e l’economia di tre grandi territori (catanese, siracusano e ibleo) andando al di là dei semplici e beceri “orticelli” di paese. Il Sud Est, ora, è diventato esempio di sviluppo turistico e immagine di una Sicilia finalmente diversa da “coppola e lupara”.
Ma non sono molti quelli che ricordano Peppe Drago per questo. I suoi “nipotini” politici, forse, preferiscono ricordarlo per la sua vicenda giudiziaria della utilizzazione dei fondi riservati della Presidenza della Regione, conclusasi con la condanna, l’interdizione momentanea dai pubblici uffici e le dimissioni da deputato prima della dichiarazione di decadenza. Peppe Drago accettò con amarezza e signorilità quella sentenza che segnò il percorso conclusivo di una carriera politica brillante. E che, probabilmente, per qualcuno stava diventando troppo brillante, tanto da risultare ingombrante e pericolosa per la vecchia nomenclatura. Che adesso, magari, non mancherà di esercitarsi in qualche elogio funebre. Forse per rispetto alla morte. O, forse, solo per convenienza.